La CO2 in natura viene assorbita in vari modi. Ad esempio, viene catturata dalla pioggia e poi si lega con il calcare quando ricade su rocce carbonatiche. Questo processo, chiamato ciclo geologico del carbonio richiede anni. Ma la tecnologia consente di accelerare esponenzialmente la dissoluzione del calcare, che insieme alla CO₂ e all’acqua del mare produce emissioni negative sotto forma di bicarbonati di calcio. Ed quello che fa Limenet, azienda italiana con sede in provincia di Lecco, che ha brevettato una tecnologia che in grado di trasformare l’anidride carbonica, raccolta dall’atmosfera o da altre sorgenti, in una soluzione acquosa di bicarbonati che pu essere stoccata nel mare e negli oceani.
I vantaggi dello stoccaggio in mare

Attualmente sono disponibili in commercio diverse tecnologie di cattura della CO2 ma molte poche riguardanti lo stoccaggio. In Italia attualmente l’unico progetto di stoccaggio di CO2 quello di Eni a Ravenna e prevede lo stoccaggio di 25 mila tonnellate di CO2 l’anno. La massima capacit 500 milioni che, fatti due conti, corrispondo a 7 anni di emissioni hard to abate in Italia. La cattura e lo stoccaggio della CO2 in mare offrono vantaggi significativi. Parliamo infatti di una risorsa ampiamente disponibile nel mondo, il che significa che ha un grande potenziale per lo stoccaggio di grandi quantit di CO2, spiega Stefano Cappello, ceo e fondatore di Limenet. Inoltre trasferendo l’anidride carbonica dall’atmosfera all’acqua, possiamo contribuire a ridurre le concentrazioni di CO2 nell’aria. L’acqua del mare un ambiente in cui l’anidride carbonica pu essere trattenuta e immagazzinata a lungo termine in modo stabile, vale a dire senza il rischio di perdite o fughe di CO2 nell’atmosfera, aggiunge.
A causa dell’aumento di CO2 in atmosfera, l’acqua dei nostri mari sta diventando sempre pi acida. importante quindi mantenere il pH stabile per evitare conseguenze negative sull’ecosistema marino. La tecnologia di Limenet riesce a contrastare questo fenomeno perch trasforma la CO2 in una soluzione che garantisce l’aumento dell’alcalinit del mare, racconta Cappello. A livello mondiale, oltre a Limenet, ci sono solo quattro aziende, due statunitensi e due canadesi, che stanno lavorando per implementare questo genere di tecnologie.
Il mercato volontario dei crediti di carbonio
Le tecnologie di cattura e stoccaggio che hanno come base una permanenza del tempo della CO2 superiore a mille anni sono quelle pi interessanti agli occhi degli investitori. Infatti, nel mercato volontario dei crediti CO2, che si sta sviluppando in parallelo al mercato Ets regolamentato dall’Ue, il prezzo di vendita dei certificati che vengono acquistati dalle aziende e dai privati dipende dalla qualit del sottostante. Per fare un esempio, se il sottostante una foresta, la cui capacit di assorbire CO2 difficile da garantire nel lungo periodo, il certificato vale meno di quello che ha alla base una tecnologia che garantisce una durata di stoccaggio di almeno una decina di migliaia di anni.
A differenza dell’Ets, che si basa sulla carbon reduction, ovvero un sistema che vuole spingere le aziende a ridurre le proprie emissioni dirette, il mercato volontario si basa sulla carbon remuval, ovvero tecnologie che consentono di rimuovere la CO2 gi presente in atmosfera. Entrambi questi sistemi sono importanti, ma il mercato volontario offre grandi opportunit a quelle industrie che non riescono a decarbonizzare del tutto i propri processi produttivi, spiega Cappello.
L’importanza dello stoccaggio della CO
Attualmente emettiamo tra i 37 e i 38 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno. Gli Stati Uniti ne emettono 5,6 miliardi. L’Italia circa 340 milioni. Le emissioni di CO2 dalle industrie in Italia sono 156 milioni. Quelle delle hard to abate (cemento, aerei, etc) sono 68 milioni – sottolinea Cappello – . Ad oggi nel mondo abbiamo rimosso dall’atmosfera circa 114 mila tonnellate di CO2. Per raggiungere gli obiettivi climatici dovremmo ridurre le emissioni da 37 miliardi a 10 miliardi (hard to abate) e poi rimuovere queste 10 miliardi all’anno con tecnologie che ad oggi, cumulativamente hanno rimosso 114 mila tonnellate di CO2. Chiaramente non possibile, ragion per cui indispensabile investire su nuove tecnologie di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica, se vogliamo raggiungere gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi.
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30 ott 2023