Un mistero elettrico che ha scosso la maggioranza, privandola momentaneamente dell’energia e della lucidit necessarie per affrontare un tema cruciale. Quello delle tariffe dell’elettricit e del modo con il quale le paghiamo al nostro fornitore. Il mistero verr probabilmente sciolto dal Consiglio dei ministri in programma venerd prossimo. Non cosa di poco conto e nemmeno una questione che si esaurisca in una scelta di carattere puramente tecnico. una faccenda eminentemente politica che ha visto contrapporsi, in maniera clamorosa, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e quello degli Affari europei, Raffaele Fitto. Il primo avrebbe voluto rinviare il rinvio, gi operato da tutti i governi precedenti dal 2017 in poi, con un decreto nell’ultima riunione del governo, l’estensione del mercato libero alle utenze cosiddette non vulnerabili, oggi incluse nel regime di maggior tutela. Il secondo si opposto ricordando al collega che all’impegno per la liberalizzazione del mercato dell’energia — avviato con la riforma Bersani (le famose lenzuolate avviate con il decreto del 16 marzo del 1999) — legata non solo la corresponsione della quarta rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che ci si attende di avere a fine anno, ma anche la piena validit della terza che appena stata faticosamente incassata. Un rischio fatale.
Pichetto insisteva per un rinvio di sei o dodici mesi della scadenza del 10 gennaio (chiss perch il 10 e non il primo, altro mistero, forse per evitare uno shock di Capodanno) fissata per procedere a un ulteriore liberalizzazione del mercato. Come si fatto del resto, senza particolari problemi di adattamento, per le piccole e medie imprese nel 2021 e per le microimprese dall’inizio di questo anno. Attualmente ci sono circa 9 milioni di famiglie soggette al mercato di maggior tutela dell’elettricit. Le tariffe sono fissate dall’Arera, l’Autorit per l’energia presieduta da Stefano Besseghini. Un po’ meno della met considerata vulnerabile, ed dunque destinata a rimanere, diciamo cos in zona protetta che non necessariamente per quella, nel medio periodo, pi a buon mercato.
L’area protetta
Si tratta di persone anziane che hanno superato i 75 anni, che beneficiano di sussidi e rientrano nella definizione di legge di famiglie fragili. Il resto, circa 5 milioni di famiglie — divise in 26 lotti — considerato non vulnerabile, cio in grado di affrontare, senza particolari problemi, il passaggio al servizio di tutela graduale (Stg) della durata di tre anni, in cui almeno dal punto di vista delle clausole contrattuali (tempi di pagamento, diritti del consumatore) si prevedono condizioni standard fissate dall’Autorit di settore nel 2017 secondo lo schema Placet (Prezzo libero a condizioni equiparate alla tutela). Al momento le aste tra gli operatori per aggiudicarsi i diversi lotti sono previste il 12 dicembre. Il servizio Stg sar, di conseguenza, attivo dal primo aprile del prossimo anno, quando i non vulnerabili scopriranno di avere un altro fornitore vincitore dell’asta. E qui nascono i timori di una parte della maggioranza, interpretati dal testo iniziale promosso da Pichetto. Circa la met di quei 5 milioni di utenti che si troverebbero a transitare da un regime all’altro ha la domiciliazione bancaria delle proprie bollette. Se cambia il gestore va ricontrattata. L’avviso agli utenti del vincitore dell’asta sar seguito dall’invio di una bolletta che il cliente, abituato al prelievo bancario, scoprir di dover pagare direttamente nel caso non abbia ricontratto la domiciliazione. Il disagio primaverile toccherebbe un numero rilevante di famiglie. Incidentalmente il voto per le Europee agli inizi di giugno. Dunque, meglio non rischiare un’ondata di malumore collettivo e un innalzamento del tasso di morosit.
Come detto, dopo tanti rinvii negli anni scorsi, uno in pi non fa poi tanto male. Ma, ragionando in questo modo, le famiglie non vulnerabili sono considerate incapaci di confrontare proposte diverse, come se non fossero in grado di fare i conti che invece, alla prova, sanno fare molto bene. L’85% di quelle che hanno scelto, negli scorsi anni, il mercato libero ha optato per un prezzo fisso, all’inizio anche superiore mediamente di circa il 10% rispetto a quello tutelato. Secondo alcuni calcoli, confrontando il prezzo medio delle varie offerte libere con quello medio fissato dall’Arera, si sarebbero risparmiati, nel 2022, circa 5,7 miliardi di minori tariffe. Senza il libero mercato gli utenti fuori dalla maggior tutela avrebbero pagato per i loro 40 terawattora un prezzo maggiore di 144 euro a megawattora. Una cifra colossale.
Nell’elettricit accaduto, se volete, qualcosa di analogo all’andamento dei mutui a tasso fisso rispetto al variabile in un arco di tempo relativamente breve con una forte impennata del costo del denaro. Come per i mutui, il paragone tra i due regimi si pu fare ovviamente solo ex post ed naturalmente condizionato dalle diverse tipologie di offerta dei privati, per esempio la quota di elettricit prodotta da fonti rinnovabili. Non c’ dubbio che l’aggressivit di alcune pratiche di direct marketing sia risultata eccessiva, molesta. Non escluso che vi siano stati accordi di cartello.
La mancanza
Il bombardamento sulle utenze telefoniche un fattore di incivilt (si dovrebbero creare spot vantandosi di non farle come una forma di rispetto della privacy degli utenti) e pu avere in qualche modo spaventato i clienti meno avveduti. Le bollette non le legge nessuno. Il mercato libero sembrato cos, ai loro occhi, una giungla disseminata di trappole avvolte in proposte seducenti e qualche volta deludenti. La mossa, o ancora di pi, l’incertezza governativa, veicola inoltre un messaggio negativo sulla concorrenza. Meglio non averla. Anzi, meglio non subirla.
Negli ultimi anni, non vi mai stata una vera campagna di informazione pubblica comprensibile e a uso del cliente. Il contestato decreto Energia la considerava indispensabile — e motivava in questo modo l’opportunit di un rinvio — specialmente ora che il mercato sembra relativamente pi tranquillo. Con l’eccezione degli ultimi due anni —in cui le variazioni di prezzo sono state anche del 70%, con ripetuti interventi di sostegno del governo alle famiglie pi disagiate — le quotazioni si sono sempre mosse di pochissimi punti percentuali. Non si ritorner forse pi a quel periodo di prezzi contenuti, ma sarebbe un peccato se anche le famiglie, come accade per le imprese, non fossero messe nelle condizioni, con l’informazione necessaria e le garanzie di tutela dei pi deboli, di cogliere tutte le occasioni di risparmio. Ammesso che siano veramente tali