L’AI Safety Summit di Bletchley Park, che si è tenuto nel Regno Unito l’1 e il 2 novembre scorso, è stata l’occasione per riflettere sul ruolo degli Stati e delle aziende nell’imminente rivoluzione legata all’intelligenza artificiale. L’analista informatico Andrea Stroppa, classe 1994, si trovava in Gran Bretagna insieme a Elon Musk, ospite della due giorni di eventi e sul palco insieme al primo ministro britannico Rishi Sunak. Di ritorno dal summit, si è interrogato sul ruolo dell’Italia in questa corsa all’innovazione. «Hanno partecipato circa 30 governi, inclusa la Cina,c’erano tutti i più grandi esperti e i più alti rappresentanti delle aziende legate all’intelligenza artificiale, ma ho notato che non c’erano esponenti italiani dell’industria — spiega l’informatico —. Questo evidenzia il fatto che forse non ci stiamo rendendo conto di quello che sta accadendo al di fuori dei confini nazionali». Un problema, secondo Stroppa, non da poco: se non prenderemo seriamente questo tema, aggiunge l’esperto di cybersecurity, «per i motivi che caratterizzano l’Italia in questo momento come una popolazione sempre più anziana e un sistema scolastico che non funziona, probabilmente nei prossimi decenni avremo enormi problemi sociali e di disuguaglianza e una perdita di competitività delle nostre aziende».
Uno scenario non proprio rassicurante, ma secondo Stroppa si possono (e si devono) trovare delle soluzioni quando si evidenziano i problemi e le criticità di un sistema. Il punto di partenza cardine è senz’altro la necessità di garantire una connessione a tutto il Paese. Ancora oggi, infatti, ci sono decine di migliaia di persone che sono senza Internet, alcuni paesi in cui non prende nemmeno il telefono, le zone bianche e grigie sono ancora nel 2023 una realtà. Non c’è dubbio, ribadisce l’informatico, che questa sia la priorità. «Società come Telecom e Open fiber stanno facendo un ottimo lavoro, ma è veramente complicato. Mi auspico che aziende come Starlink possano dare una mano a connetterci tutti. Perché noi parliamo di Ai, giustamente, ma ci sono realtà che hanno a malapena la connessione si sentono prese in giro».
Una volta risolto l’annoso problema della connessione veloce per tutto il Paese, i passi successivi su cui ci si dovrà concentrare secondo l’analista informatico sono la Pubblica amministrazione e la sanità, grazie a un lavoro «dal punto legislativo». L’Intelligenza artificiale, spiega Stroppa, «dovrebbe essere gradualmente introdotta nella Pubblica amministrazione e all’interno della Sanità: andremo in una direzione in cui la sanità pubblica sarà sempre più in difficoltà a causa dell’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle malattie croniche e un numero di medici non proporzionato ai bisogni alla popolazione». Per questo, per esempio, «ci sarà per esempio la necessità di dispositivi elettromedicali indossabili da affiancare ai medici tradizionali o l’ausilio dell’AI per ottimizzare le richieste per visite e analisi specialistiche», aggiunge.
L’Italia «deve dotarsi di leggi e strumenti per abbracciare il cambiamento epocale, la PA e la Sanità devono integrare l’AI perché sarà una necessità, non qualcosa di moda» e a questo, aggiunge Stroppa, si deve unire una riforma dell’istruzione: le nuove generazioni vivranno un mondo completamente diverso da quello che stiamo vivendo. Senza dimenticare un braccio fondamentale di questa rivoluzione: l’industria italiana. Per l’analista informatico «le imprese, le pmi e le grandi aziende che devono integrare il prima possibile nei loro processi l’AI non perché sia l’ultimo trend, ma per non perdere la competitività: l’AI sta diventando parte dei processi di grandi aziende per ottimizzare la produttività e ridurre i costi e questo apre a sua volta a nuovi scenari». Questo perché da una parte l’azienda ha necessità di implementare l’AI per rimanere competitiva, dall’altra c’è il timore che si arrivi alla perdita di posti di lavoro, come più volte ventilato nell’ultimo anno da chi teme una rivoluzione dell’AI con conseguenze negative per la forza lavoro. Una possibilità che, aggiunge Stroppa, presuppone che «iniziamo da subito a capire come valorizzare l’AI e allo stesso tempo proteggere il lavoro: è una responsabilità del governo e del Parlamento».
Nel corso della due giorni di incontri a Bletchley Park, uno degli interventi più citati è stato quello di Elon Musk, con cui Stroppa ha collaborato – più recentemente – anche per i cambiamenti che hanno riguardato X, ex Twitter. Il patron di Tesla, SpaceX e di xAI, ha detto di ritenere che l’AI spazzerà via ogni lavoro: il tempo diventerà quindi l’asset più importante per le persone ed è «la prima volta nella storia dell’umanità in cui stiamo per andare incontro a qualcosa di più intelligente dell’uomo stesso».
Di Musk — che ha conosciuto due anni fa —, Stroppa dice «credo sia il Leonardo da Vinci della nostra epoca». Poi spiega il concetto: «È la persona più riflessiva che conosca, con una cultura trasversale che gli permette di interpretare problemi complessi riuscendo a osservare da punti di vista diversi che apparentemente non sembrano legati. E questa è una caratteristica che aveva Leonardo da Vinci». A Londra, l’imprenditore ha avuto «un’accoglienza da rockstar: quello che mi colpisce sempre è che, anche quando passeggiamo per strada in una capitale europea, la maggior parte delle persone lo ferma per fargli i complimenti, mentre i giornali continuano ad avere un’opinione negativa su di lui», aggiunge l’informatico.
Nell’ultimo anno Musk è finito al centro delle polemiche soprattutto per i cambiamenti a cui è stata sottoposta la piattaforma X dalla sua acquisizione: prima il cambio del nome, l’addio al simbolo dell’uccellino azzurro, poi i lavori sull’algoritmo e la sensazione di un posto in cui fake news e disinformazione trovassero terreno fertile in cui crescere. Un’analisi di NewsGuard effettuata sui contenuti che riguardano la guerra in Medio Oriente ha riscontrato che i sostenitori di entrambe le parti coinvolte nel conflitto hanno pubblicato video e foto senza contesto per promuovere le loro narrazioni. E su X molti erano utenti verificati, ovvero abbonati al servizio premium della piattaforma, le cui risposte quindi dovrebbero essere messe maggiormente in evidenza dall’algoritmo. Ma su questo Stroppa non è d’accordo: «X non è il detentore della verità, è lo specchio che riflette la società nel suo intero, con opinioni diverse che si confrontano in maniera pacifica. Sono personalmente colpito dal fatto che la Commissione europea abbia attaccato più volte personalmente Musk e X sul tema dell’hate speech e sulla disinformazione senza una base scientifica, nonostante invece le evidenze tecniche dimostrano che fin dall’inizio abbia fatto un lavoro sulla pedopornografia, riducendola in maniera massiva». Inoltre secondo l’informatico una svolta nella piattaforma in questo senso è l’introduzione della funzionalità community notes, che consente agli utenti di lasciare commenti sotto ai post. «È stato aperto l’algoritmo, unico social al mondo, ed è stato fatto un lavoro maniacale per fare in modo che l’hate speech venga demonizzato dall’algoritmo. Se è vero che un utente può comprare una spunta blu e autenticarsi come finta fonte di informazione, questo poi perde la sua reputazione con le note dei tweet: ora è un sistema molto più democratico. Ci vorrà più tempo, ma il risultato è che gli utenti vedranno i contenuti non attraverso una lente, ma attraverso tutte le lenti».