Il governo Meloni toglie le agevolazioni fiscali per gli expat, introdotti per invertire il drammatico esodo dei nostri migliori talenti all’estero e la comunit degli italiani espatriati insorge. Abbiamo scommesso sull’Italia e siamo stati traditi il grido di rabbia ma anche di preoccupazione lanciato dai nostri connazionali che nell’ultimo anno hanno progettando di ritornare a casa e che ora si ritrovano con le valigie in mano e un futuro incerto. Tra i provvedimenti approvati in via preliminare dal Consiglio dei ministri di luned scorso, infatti, c’ anche un decreto attuativo della riforma della fiscalit internazionale con cui il governo Meloni punta a introdurre una stretta al 2024 sulle agevolazioni per chi ha deciso di ritornare a vivere e lavorare in Italia. Per le opposizioni, e per i diretti interessati, rientrati in Italia anche grazie allo sconto fiscale sui redditi, si tratta di una misura boomerang visti i numeri dei nostri talenti che negli ultimi decenni hanno varcato i confini per realizzarsi professionalmente ed economicamente all’estero. Un altro modo per favorire l’industria straniera e sabotare quella italiana, che da tempo lamenta una grave carenza di expertise in molti settori strategici.
I numeri di chi se ne va
Gli italiani con un’et tra i 20 e i 39 anni emigrati in Paesi europei sono saliti a 1,3 milioni nell’ultimo decennio. Sulla base dei dati di Eurostat, l’agenzia statistica europea, si pu stimare che per ogni giovane che viene a stabilirsi in Italia da un altro Paese europeo ci sono 17 giovani italiani che espatriano verso il resto dell’Unione europea o in Gran Bretagna. Un flusso migratorio – dice uno studio di Fondazione Nord-Est – paragonabile a quello degli anni 50, in questo caso per costituito per il 30% da persone laureate. Ma se i nostri giovani laureati lasciano l’Italia una ragione ci sar e si sintetizza in una frase: “migliori possibilit di carriera”. Sia dal punto di vista professionale che economico, ovvero stipendi pi alti, agevolazioni fiscali e meno tasse. Per tentare di farli rientrare, l’Italia negli ultimi venti anni ha introdotto varie agevolazioni fiscali e che sembrano funzionare. Nel 2021 sono stati 19.400 gli italiani tornati a casa; erano 3.700 del 2017.
La stretta dal 2024 e lo sconto dal 70 al 50% sull’imponibile
Come detto, Meloni ora vuole una stretta sulle condizioni fiscali del “regime degli impatriati”. Attualmente, la legge (Decreto Crescita 39/2019 e L. 58/2019) prevede che su 1000 euro di reddito prodotti in Italia da un lavoratore impatriato, solo il 30% (quindi 300 euro) concorrano alla formazione del reddito complessivo che viene poi tassato. Uno “sconto” del 70% valido almeno per cinque periodi di imposta e che sale al 90% per i trasferimenti al Sud, mentre del 50% quello riservato agli sportivi professionisti. A preoccupare le comunit di expat, che si organizzata in un animato gruppo di WhatsApp che conta pi di duemila persone, appunto l’intenzione del governo di ridurre al 50% questo sconto per tutte le categorie, introducendo inoltre un tetto limite di 600 mila euro. Stralciando quindi anche la norma che prevede agevolazioni per chi rientra in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia.
La petizioni degli expat e le loro storie
Per non restare con le mani in mano, la comunit di emigrati italiani ha deciso di farsi sentire lanciando su Change.org una petizione per chiedere al governo un dietro front, certezze normative e per far capire all’intero parlamento che la decisione dell’esecutivo sta per sconvolgere la vita di migliaia di persone. Come quella della 29enne Cecilia Ferrario, rientrata in Italia, a Como, ad agosto 2023, dopo 6 anni di esperienza all’estero tra Costa Rica, Spagna e Germania, lavorando in ambito e-commerce. Rientro con un marito tedesco e una bambina in procinto di nascere, spiega al Corriere, contando sulle normative vigenti: le agevolazioni fiscali ci avrebbero consentito di mantenere stipendi adeguati alle nostre esigenze, anche se inferiori a quelli tedeschi. Sulla base di questo abbiamo iniziato la ristrutturazione della casa, abbiamo iscritto la bambina al nido, richiesto la maternit all’Inps, abbiamo dato le dimissioni dal nostro datore di lavoro estero e ottenuto il trasferimento nella filiale italiana della multinazionale. Poi, la doccia fredda luned scorso, con l’arrivo del decreto. Al momento ci troviamo in una situazione problematica: da una parte, l’impossibilit di tornare indietro (dovuta alla mia gravidanza e alle dimissioni gi date al vecchio datore di lavoro), dall’altra un futuro che si prospetta fatto di spese in uscita maggiori del reddito in entrata. E poi c’ anche la figuraccia. Mio marito, conclude Cecilia, tedesco. Era entusiasta della nuova avventura italiana, ma dopo solo due mesi si ritrova tradito da un sistema inaffidabile, che fomenta e conferma tutti i clich del “sistema Italia” all’estero. Leggi qui le altre storie raccontate al Corriere dagli expat italiani.
La petizione di Renzi
Intanto, sul tema intervenuta anche Italia Viva. Matteo Renzi punta il dito verso chi ha deciso di modificare e diminuire le agevolazioni fiscali per il rientro dei cervelli in fuga, chiedendosi poi ironico che male possano aver fatto i cervelli in fuga – e anche quelli in Patria – per meritarsi questo governo. Mettetevi nei panni di chi ha deciso di rientrare a casa e ha firmato contratti, mutui, fatto progetti di vita. E all’improvviso tutto cambia, l’invito di Renzi al governo. Questo modo di fare barbaro. Ho lanciato una petizione e soprattutto prometto di dare battaglia in Parlamento.