L’industria agroalimentare italiana continua godere di buona salute sia a livello di fatturato sia in termini di marginalità e ritorni positivi in relazione agli investimenti. Nonostante la crisi dei consumi causata dall’inflazione abbia colpito anche nel 2023 (-1,8% la spesa delle famiglie in termini reali secondo l’Istat), i principali indicatori del settore rilevati dal Food industry monitor dell’Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Ceresio Investors rimangono ampiamente in zona positiva e superano le stime effettuate lo scorso anno dallo stesso osservatorio, con l’export e i consumi fuori casa a compensare il calo degli acquisti nei supermercati, che comunque hanno tenuto più del previsto.

Secondo la decima edizione del Food industry monitor, infatti, il fatturato delle aziende oggetto dell’indagine – 840, attive in 15 comparti per un giro d’affari aggregato di circa 90 miliardi – è cresciuto nel 2023 di quasi il 10% e se anche il 70% è stato “mangiato” dall’inflazione, «la redditività commerciale (Ros, Return on sales) raggiunge il 5,1%, un dato in linea con quanto registrato nel 2022», scrivono i ricercatori; e soprattutto è superiore alle previsioni dello stesso studio dello scorso anno, che aveva stimato il Ros al 4%.
Inoltre, «la redditività del capitale investito sfiora l’8% ed è in leggera crescita rispetto al 2022, grazie alla capacità di ottimizzare le scorte» (le previsioni erano del 6,5%).

«Il settore continua a crescere sia per la buona tenuta dei consumi interni – commenta Carmine Garzia, responsabile scientifico dell’Osservatorio e docente di Management a Pollenzo – sia per la forte dinamicità sul mercato internazionale: l’export di qualità è una forza propulsiva. Per il 2024 è previsto un Ros del 5,9% e sono da segnalare valori particolarmente positivi di questo indicatore per dolci (7,1%), pasta (6,3%), caffè (6,2%) e vino (6,1 per cento)».
L’outlook prevede che la crescita proseguirà nel prossimo biennio con tassi superiori al Pil; per il 2024 si prevede un +4,8% e il + 5,2% nel 2025. Anche l’export continuerà a salire: +8,1% quest’anno e +7,3% il prossimo.

Le aziende del campione indagato hanno realizzato, a partire dal 2009, 72 acquisizioni di cui 26 verso target internazionali, per un controvalore complessivo di 5,4 miliardi. Queste, secondo il report, «dopo tre anni dalla conclusione dell’operazione hanno registrato un aumento del fatturato di poco inferiore al 90% e un miglioramento dell’Ebit margin del 6%». «È arrivato il momento di consolidare gli eccellenti risultati del periodo post Covid. La crescita dimensionale – evidenzia Alessandro Santini, head of Corporate & Investment Banking per Ceresio Investors – è una priorità che deve essere perseguita anche attraverso acquisizioni e fusioni che andrebbero non solo a vantaggio della singola azienda, ma anche delle filiere produttive».

Il Food Industry Monitor, giunto alla decima edizione, ha anche tracciato un bilancio dell’ottimo ultimo decennio dell’agroalimentare: passando da un valore di 53 miliardi nel 2012 a circa 90 miliardi nel 2023. Le esportazioni hanno visto una crescita continua, passando nello stesso periodo da 23 a 44 miliardi di euro. Gli occupati nella sola industria di trasformazione alimentare sono aumentati da 449.000 a 488.000, con una crescita record di circa 39.000 unità, in un periodo non particolarmente positivo per l’economia italiana, il fatturato è cresciuto del 4,4% medio anni.

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