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Home » Def, ecco i quattro scenari del governo per l’economia italiana
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Def, ecco i quattro scenari del governo per l’economia italiana

Sala NotizieBy Sala Notizie12 Aprile 20254 Mins Read
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In assenza di un’intesa sui dazi Usa l’impatto peggiorativo sul Pil italiano sarebbe di un ulteriore decimale in meno nel 2025 e di -0,2 punti percentuali nel 2026, fermandosi quindi a +0,5% e a +0,6% dalle stime tendenziali del Dfp, rispettivamente +0,6% e +0,8%. Per gli anni a venire però il rischio maggiore verrebbe dalle tensioni sui mercati finanziari con un impatto eventuale di -0,3 punti percentuali il prossimo anno e -0,5 punti nel 2027. E’ quanto emerge dal Documento di economia e finanza, che elabora quattro simulazioni di impatto sul Pil dello scenario tendenziale in quattro diversi scenari nei quali si adottano ipotesi meno favorevoli circa il profilo delle seguenti variabili: il commercio mondiale, i tassi di cambio, i prezzi dei beni energetici e le condizioni dei mercati finanziari

Cosa succede in caso di rallentamento della domanda mondiale

In base al documento un primo scenario è caratterizzato da un andamento più debole del commercio mondiale pesato per l’Italia a motivo di un ulteriore inasprimento delle tensioni nei rapporti commerciali tra le diverse aree. Queste si manifesterebbero attraverso l’adozione di contro-misure di carattere economico da parte delle istituzioni europee, non solo nella forma dei dazi, che potrebbero, peraltro, innescare una escalation di interventi. In questo scenario, segnato da un rallentamento della domanda mondiale, il tasso di crescita del Pil risulterebbe inferiore, rispetto al quadro macroeconomico di riferimento, di 0,1 punti percentuali nel 2025 e di 0,2 punti nel 2026. La successiva ripresa della domanda mondiale, che a fine 2027 la ricondurrebbe quasi ai volumi dello scenario di base, porterebbe l’incremento del Pil a sopravanzare quello dello scenario di riferimento, con un’ulteriore accelerazione nel 2028.

Lo scenario segnato da un rafforzamento dell’euro

Un secondo scenario caratterizzato da un andamento dei tassi di cambio, con un euro più apprezzato nei confronti delle altre valute rispetto a quanto prefigurato nello scenario di riferimento, comporterebbe un tasso di crescita del prodotto inferiore di 0,1 punti percentuali dal 2026 in avanti.

Le ripercussioni con l’aumento dei prezzi di petrolio e gas

Nel terzo scenario si ipotizza un andamento meno favorevole per i prezzi dei beni energetici. Con un livello dei prezzi sia del petrolio sia del gas che, dal terzo trimestre del 2025 a tutto il 2026, risulterebbe più elevato rispetto allo scenario di riferimento di, rispettivamente, 10 dollari e 10 euro. Le quotazioni del petrolio sarebbero dunque pari a 77,5 dollari, in media, nel 2025 e a 78,8 dollari nel 2026, mentre quello del gas sarebbe pari a 50,6 euro in media nel 2025 e a 46,8 euro nel 2026. Si assisterebbe pertanto a un tasso di crescita del Pil inferiore, rispetto allo scenario di riferimento, di -0,2 punti percentuali nel 2026 e -0,1 punti nel 2027. Il successivo e ipotizzabile rientro dei prezzi energetici verso i livelli dello scenario di riferimento tenderebbe a innalzare nuovamente il tasso di crescita del Pil.

Le condizioni finanziarie meno favorevoli

Infine, nel quarto scenario, si è adottata l’ipotesi di condizioni finanziarie dell’economia meno favorevoli. Con un livello del tasso di rendimento del BTP a dieci anni maggiore di 100 punti base rispetto allo scenario di riferimento, fino alla fine del periodo di simulazione a partire dal terzo trimestre del 2025. Lo scenario di condizioni meno favorevoli per il finanziamento del debito pubblico, a seguito della propagazione al segmento dei titoli pubblici di fattori di tensione in altri comparti del sistema finanziario, si manifesterebbe anche in maggiori livelli dello spread BTP-Bund, con ripercussioni negative sulle condizioni del credito bancario a favore di famiglie e imprese. In questo scenario il ritmo di crescita del pil italiano risulterebbe attenuato, rispetto allo scenario macroeconomico tendenziale, in misura pari a 0,3 punti percentuali nel 2026, per poi portarsi a 0,5 punti e oltre a partire dal 2027.

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