I dazi influenzano il costo di benzina, gas e bollette? In prospettiva: sì. L’equazione ha tuttavia molteplici variabili da prendere in considerazione. A cominciare dalle dinamiche di domanda e offerta del mercato mondiale. Quello che al momento è evidente è che le tariffe sul commercio studiate dall’amministrazione Trump – siano esse annunciate, messe in pausa o già operative – stanno influenzando l’andamento dei mercati all’ingrosso delle materie prime. Petrolio e gas in primis. Un fenomeno che si tradurrà sui prezzi al dettaglio, nel serbatoio o in bolletta.
Bollette gas ed elettricità
Con il gas al Ttf di Amsterdam sotto i 35 euro al MWh, ai minimi da un anno, la prospettiva di bollette più leggere rispetto ai picchi di inizio anno si fa più consistente. Secondo Nomisma Energia una famiglia media (con un consumo di 2.700 kWh di elettricità e 1.400 metri cubi di gas all’anno) nel 2025 si troverà a spendere il 7% in più rispetto al 2024: 2.221 euro complessivi, 140 in più rispetto all’anno scorso. Un numero molto inferiore rispetto alle stime di febbraio, quando il gas viaggiava tra i 45 e i 50 euro al MWh sempre al Ttf: allora la previsione era di una bolletta energetica per il 2025 più costosa del 16% (con aumento di 327 euro nell’anno).
Nello specifico, a pesare di più è la bolletta dell’.elettricità. Nomisma Energia calcola infatti oggi un aumento del 16% (100 euro in più nel 2025), mentre per il gas l’incremento è del 9% (125 euro in più).
Da +31% a +5%
Situazione analoga per le imprese. Secondo la simulazione di Nomisma Energia, ai prezzi attuali, l’aumento in bolletta per un’azienda tipo (che consuma 1.000.000 di kWh e 2.000.000 di metri cubi di gas all’anno) per il 2025 è da attendersi del 5%. Anche qui trainato al rialzo dall’elettricità: +13% (e una spesa maggiore di 30.125 euro), contro l’incremento del 3% del gas (con costo maggiore di 26.472 euro). Ai primi di febbraio, le stime di crescita per gli utenti industriali toccavano il 31% annuo, con 358mila euro da pagare in più nell’anno.
Petrolio
Dopo la notizia della moratoria di 90 giorni sui dazi annunciata da Donald Trumpi c’è stato il rimbalzo del Brent risalito a quota 65 dollari – oltre il 20% in meno di quanto era arrivato a valere a inizio anno – con successiva ricaduta a 62 dollari al barile. Una tendenza al ribasso confermata al Wti tra i 59-63 dollari al barile, in calo del 15-20% rispetto ai picchi del 2024. La debolezza della domanda globale (crescita stimata a 1,1 milioni di barili al giorno dall’Aie) e l’aumento della produzione non-Opec (per esempio Canada e Brasile) mantengono i prezzi sotto pressione, nonostante i dazi Usa su alcuni importatori.