Dall’instabilità economica dovuta principalmente alla guerra dei dazi e all’inflazione, all’incertezza del contesto normativo-regolamentare, al mercato del lavoro e infine al contesto tecnologico. Ci sono 10 rischi principali nel breve termine, ossia nei prossimi 3 anni a livello globale, che 1.200 executive manager hanno individuato e che saranno in cima alle agende, secondo quanto emerge da una survey realizzata da Protiviti a livello globale con l’Università del North Carolina, che ha coinvolto anche manager italiani. «I risultati della survey quest’anno mostrano un sostanziale allineamento tra le sfide percepite a livello globale e quelle evidenziate a livello italiano, sebbene permangano nella visione italiana alcune peculiarità – spiega Guido Zanetti, Managing Director di Protiviti -. Nel contesto macroeconomico, il rischio di instabilità geopolitica e di nuove tensioni internazionali continua a pesare in modo significativo. Questo si combina con l’incertezza derivante dai cambiamenti nei mercati globali e nelle politiche commerciali. Sul piano strategico a lungo termine, le principali sfide sono legate al cambiamento climatico e ad un quadro normativo sempre più complesso e impattante. Infine, dal punto di vista operativo, gli attacchi informatici e il rischio terze parti restano prioritari. A questi si aggiunge la crescente minaccia dei disastri naturali e fenomeni meteorologici estremi in grado di compromettere la continuità operativa». Vediamo.
I principali rischi globali
Al primo posto della classifica globale c’è l’incertezza legata alle condizioni economiche e al contesto inflattivo: si tratta di un rischio che ha mantenuto la sua posizione rispetto al 2024 a fronte di un quadro economico internazionale sempre più volatile, caratterizzato da nuove politiche monetarie e potenziali guerre tariffarie. «Le incertezze del contesto economico si riflettono anche sul mercato del lavoro e dei talenti, traducendosi in un potenziale incremento del costo lavoro, tema che troviamo al quinto posto nella classifica globale», spiega Zanetti.
Prima però c’è il rischio di attacchi cyber che è al secondo posto e risale di una posizione rispetto al terzo posto del 2024, «evidenziando una crescente preoccupazione amplificata dalla rapida diffusione della tecnologia che, se da una parte rafforza le capacità di risposta e gestionali, dall’altra amplifica l’esposizione delle organizzazioni ad attacchi sempre più sofisticati», interpreta Zanetti. Il rischio cyber rimane fortemente legato al più ampio tema di incertezza che l’utilizzo delle nuove tecnologie, con particolare riferimento all’intelligenza artificiale, comporta. Non è un caso che in ottava, nona e decima posizione ci sono proprio le minacce legate all’evoluzione del contesto tecnologico.
Il contesto regolamentare
In sesta posizione spunta il rischio legato all’inasprimento ma anche ad una crescente incertezza del contesto regolamentare, in grado di influenzare la strategia e i modelli di business adottati dalle società. Tra i rischi operativi che potrebbero condizionare le attività di business delle società, spicca il rischio terze parti. Sebbene rispetto al 2024 sia sceso dalla quarta alla settima posizione, rimane dentro la top ten «a dimostrazione di quanto sia sempre più complesso garantire la stabilità operativa delle numerose terze e quarte parti coinvolte nella value chain per la fornitura di servizi o beni critici», dice Zanetti.
Le prospettive di lungo termine
Se si guarda alle prospettive di lungo termine si confermano gran parte delle criticità rilevate già nel breve periodo. Tra i rischi di natura macroeconomica, c’è la preoccupazione relativa all’incertezza delle condizioni economiche, seguita dalla difficoltà di reperire figure professionali qualificate e dall’aumento dei costi del lavoro. A completare il quadro delle principali sfide di lungo termine, le trasformazioni del contesto geopolitico, caratterizzato da un numero crescente di conflitti, e infine i cambiamenti a livello internazionale riguardanti i mercati globali e le politiche commerciali. Guardando ai rischi di natura strategica, la principale preoccupazione è relativa «ai crescenti obblighi di compliance e alle possibili evoluzioni normative, seguita dai rischi connessi all’’innovazione tecnologica a fronte di una crescente diffusione di nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale, che acuirà ulteriormente le tensioni sul mercato del lavoro per alcune professionalità», afferma Zanetti, mentre «a livello operativo, persistono le preoccupazioni relative agli attacchi informatici e alla capacità di attrarre, formare e trattenere personale qualificato, gestendo al meglio i cambiamenti nelle aspettative delle risorse e le sfide di successione».