Dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini al titolare della Salute Orazio Schillaci, dai due premi Nobel Tawakkul Karman ed Edmund Phelps al cardinale Gianfranco Ravasi. Numerosi e variegati gli ospiti che hanno partecipato a panel, convegni e tavole rotonde della prima giornata del diciannovesimo Festival dell’Economia organizzato dal Gruppo 24 Ore e Trentino Marketing per conto della Provincia autonoma di Trento e in collaborazione con il Comune di Trento e l’Università di Trento. in corso fino al 26 maggio. Cospicua e calorosa anche la partecipazione del pubblico che ha affollato le location degli eventi.

Il messaggio del Papa

Arriva anche il messaggio e la benedizione di Papa Francesco nella prima giornata della 19esima edizione del Festival dell’Economia di Trento. «Sono lieto di potervi raggiungere con un messaggio in occasione del XIX Edizione del Festival dell’Economia di Trento, durante il quale sarete chiamati a interrogarvi su alcuni temi a me particolarmente cari, che richiedono una riflessione comune e responsabile da parte di tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell’umanità» ha scritto Papa Francesco. «Lo scenario attuale, purtroppo – prosegue il Papa nel messaggio – mette in evidenza alcune criticità che a più livelli rischiano di minacciare la serena convivenza tra gli uomini e il benessere del creato; numerose sono le domande e le incertezze che siamo chiamati ad affrontare, mentre emergono problematiche e dilemmi di portata epocale». Il Papa cita l’obiettivo della pace «che il mondo sembra aver dimenticato»; fa riferimento al «pervasivo progresso delle tecnologia e delle intelligenze artificiali»: non dimentica «i cambiamenti climatici e situazioni di marcata disuguaglianza economica e sociale». «Mentre affido ciascuno all’intercessione di San Francesco di Assisi, cantore del creato e artigiano di pace, invio la mia paterna Benedizione, chiedendo a tutti per favore di pregare per me» chiude il Papa.

Salvini apre uno dei primi eventi

Non poteva che essere il redditometro il tema della prima domanda al ministro Salvini che ha partecipato a uno dei primi incontri della giornata: “Il redditometro è eredità del passato. La ricchezza e il benessere non sono il male. Lo stato non deve perseguire in base alle supposizioni. Bisogna incentivare. È un errore di percorso, ampiamente superato” ha detto il ministro. Quanto alle pensioni, “l’obiettivo è permettere ai giovani di lavorare prima dei trenta anni ma è chiaro che se tieni sul posto di lavoro persone oltre una certa età gli spazi nelle aziende, nei negozi, negli ospedali per ragazzi di 25, 30 anni non si aprono mai. Quindi io penso che entro la legislatura il superamento definitivo della legge Fornero sia un dovere morale economico e sociale, e poi con gli altri ministri troveremo i necessari equilibri. Che sia un’opzione eh, perché chi si sente bene anche a 80 anni”. Infine, «visto che il mestiere del ministro delle Infrastrutture è quello di «fare opere pubbliche», l’obiettivo è di «aprire i cantieri entro il 2024» per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Si tratta di un’opera che serve «non a me ma al Paese, a milioni di italiani» e sul fronte ambientale che «rimuoverà 100mila tonnellate di CO2».

Il premio Nobel Karman

La giornata si arricchisce poi della presenza di due dei cinque premi Nobel attesi al Festival. Comincia la politica e attivista yemenita Tawakkol Karman, insignita del premio nel 2011 per la sua battaglia non violenta a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto alla piena partecipazione nell’opera di costruzione della pace: partecipa a un confronto sul diritto alla felicità dei bambini, con Enzo Cursio (attivista candidato al Premio Nobel per la pace 2018), Enzo Fortunato (portavoce Basilica papale di San Pietro), Fabio Tamburini, direttore Il Sole 24 Ore, Radio 24 e Radiocor e presidente del comitato scientifico del festival. «Dobbiamo poter dire ai nostri figli e alle nostre figlie che chi commette i crimini atroci che stiamo vedendo viene punito. Voglio congratularmi con la Corte penale internazionale dell’Aja per richiesta di emettere mandati di arresto» contro il leader di Hamas Yahya Sinwar e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu con l’accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanita” ha detto Karman che, ricordando che a soffrire gli effetti delle guerre sono i bambini e le donne, ha ricordato che in Palestina «finora sono morti 30mila bambini». A pagare il prezzo della guerra, «di tutte le guerre, sono i civili, le donne e i bambini». «Bisogna fermare l’occupazione della Palestina da parte di Israele, ci sono le possibilità di farlo, sulla base delle risoluzioni Onu, per salvare quei bambini e bambine a cui viene sottratto il futuro. Lo stesso – ha aggiunto Karman – sta succedendo in Ucraina». Karman ha sottolineato con forza che tutti i bambini e le bambine hanno «il diritto di nascere felici e di vivere felici. Questo significa che devono avere il pieno diritto all’educazione e alla salute, all’acqua potabile, ai servizi, all’elettricità, a vivere in Paesi e situazioni che non siano sottoposti a tirannia e corruzione, con il pieno diritto di espressione». Nell’introdurre il panel, il direttore Tamburini ha ricordato che la guerra «è tornata a essere uno strumento diffuso, con quasi 60 conflitti in corso in questo momento. Le guerre – ha detto – non sono più frutto di conflitti locali ma è un metodo vero e proprio, come se si fosse dimenticata la lezione delle guerre mondiali». Padre Enzo Fortunato, portavoce basilica papale di San Pietro, ha voluto mettere in evidenza che «i bambini sono diventati merce di ricatto. Papa Francesco – ha ricordato – vuole rimettere al centro la realtà dei bambini, chiedendoci innanzi tutto quale futuro vogliamo dare ai nostri figli». Ribadendo l’importanza del ruolo della scuola e degli insegnanti e ricordando il tema della denatalità che colpisce l’Italia, Padre Fortunato ha fatto un richiamo alla politica alle sue responsabilità e al ruolo dell’Occidente.

Phelps: non allontanare persone dal lavoro, valorizzarne capacità

Poi è stata la volta del premio Nobel per l’economia 2006 Edmund Phelps che ha parlato del suo viaggio tra le idee e le teorie economiche. I governi “non devono adottare programmi che allontanino dal lavoro le persone e queste devono fare delle cose che possono essere soddisfacenti indipendentemente dal fatto che abbiano poco valore commerciale”. È questa una delle lezioni che il premio Nobel ha consegnato alla platea di studenti che lo hanno ascoltato per un’ora nell’ambito della prima giornata del Festival dell’Economia. Phelps, uno dei principali esponenti della nuova macroeconomia keynesiana, insignito quasi vent’anni fa del Nobel per aver chiarito la comprensione delle relazioni tra gli effetti a breve e gli effetti a lungo termine delle politiche economiche, ha raccontato del suo lungo viaggio tra idee dell’economia e teorie, dall’ipotesi del tasso naturale di disoccupazione collegata al concetto di ricerca del posto di lavoro, da parte dei lavoratori (job-search models) alle caratteristiche dell’economia del benessere e della finanza pubblica al dibattito post-keynesiano. Centrale fu la sua “correzione”’ della “curva di Phillips” (quando l’inflazione è elevata la disoccupazione è bassa e viceversa): secondo l’economista americano l’inflazione non dipende solo dalla disoccupazione, ma anche dalle aspettative di imprese e lavoratori sull’andamento futuro di prezzi e salari. Fino alle più recenti elaborazioni. Per Phelp la grande sfida odierna riguarda come restituire dinamismo alla crescita economica, condizione del quale è promuovere, salvaguardare “la creatività allargata” che si fonda sulla capacità di innovazione che parte dagli individui. In questo quadro, “eliminare gli ostacoli a un tale processo, creare nuove produzioni, riformare le strutture gerarchiche sul posto di lavoro, tutto ciò che impedisce la trasmissione di idee nuove”. E anche, aggiunge l’economista, “migliorare il morale dei lavoratori con salari più alti. Oltrechè riconoscere che occorre che gli economisti si occupino anche della necessità per le persone di vivere una vita che abbia senso, una vita della quale è parte rilevante la possibilità di avere un lavoro coinvolgente.

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