In occasione della giornata dedicata al Sommo poeta, sabato 25 marzo, ricordiamo la figura dell’intellettuale che ha cambiato il modo di leggere la Commedia. Un’antologia di saggi (edita da Carocci) a cura di Uberto Motta ripercorre gli studi del filologo che ha accostato l’Alighieri e Proust
stata un’avventura intellettuale avvincente quella che Gianfranco Contini, il filologo massimo, intraprese dalla formazione giovanile tra Domodossola, Pavia, Torino e Parigi, passando per Friburgo negli anni della guerra e approdando infine a Firenze e a Pisa. Una corsa all’avventura il titolo di una recente antologia di saggi continiani a cura di Uberto Motta (Carocci editore), che raccoglie ovviamente, con altri studi, alcuni degli scritti pi importanti su Dante, considerato senza alcun dubbio e senza confronti da Contini il maggior poeta del mondo moderno (a cui dedic una quarantina di interventi). Scritti capitali che cambiarono il modo di leggere l’Alighieri, a cominciare dall’Introduzione all’edizione delle Rime, uscita nel 1939 per Einaudi e rimasta un caposaldo dell’esegesi dantesca. Il perch lo spiega bene Motta che accompagna ogni saggio con una sua premessa, utilissima a chiarire metodi, snodi filologici e prospettive esegetiche su cui hanno sudato generazioni di studenti universitari impegnati ad affrontare a mani nude l’ermetismo stilistico del Maestro.
Il corpus delle circa sessanta rime disperse, cio le poesie non inserite nella Vita nova n nel Convivio, non forma dunque un libro coerente ma contiene le tracce di una cronologia ideale. L’Introduzione del giovane Contini si fonda sulla distinzione tra raccolta di poesie estravaganti cio sparse (quelle di Dante) e canzoniere (quello di Petrarca): la prima refrattaria all’unificazione, a vantaggio della pluralit e “discontinuit”; il secondo teso a un disegno unitario e assoluto (il romanzo di un’anima). La pluralit, che si esprime in stili e generi molteplici (tra stilnovismo, realismo comico e petroso, impostazione morale e dottrinale, tenzone risentita e burlesca), il segno di quel processo d’inquietudine permanente animato da un temperamento sperimentale e violentemente contraddittorio su cui Contini ha sempre insistito. In quell’idea di Dante sperimentatore ha trovato sostegno l’ipotesi che anche il Fiore, il poemetto dalla paternit tanto discussa, fosse anello della grande catena rappresentata dall’opera dantesca e in particolare un’anticipazione del poema maggiore: l’attribuibilit a Dante di quel viaggio allegorico un’ipotesi che oggi appare sempre pi messa in dubbio.
Tornando alle Rime, risalta il fatto che i numerosi registri che vi troviamo, tra loro irrelati, saranno messi a frutto nella Commedia. Sostiene Contini che la tecnica per Dante strumento e indagine di s stesso, una cosa sola col sentimento dell’amore e della vita. questa l’essenza della danteit per il critico-filologo, e probabilmente questa anche l’essenza della continit.
Alla stessa fase di studi si lega il famoso esercizio d’interpretazione (assente nella scelta di Motta) sul sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare, dove Contini proponeva un’analisi semantica spiegando il lessico, apparentemente chiaro e semplice per il lettore moderno, e collocandolo nell’ambito del linguaggio tecnico cortese. Sempre seguendo l’itinerario dantesco intrapreso da Contini, non si pu prescindere (e Motta non prescinde) da un’altra tappa luminosa: il saggio Dante come personaggio-poeta della Commedia, preceduto nel 1953 da una lettura del XXX canto dell’Inferno: da questa emergevano tre punti fermi sulla Commedia: 1. la compresenza di forza strutturale e di fantasia espressiva e rappresentativa (parole di Motta); 2. il carattere sistematico del poema per cui ogni parte strettamente funzionale all’insieme; 3. il gusto contaminatorio del poeta che accosta storia e cronaca, mitologia sacra e profana, invenzione e documento, assegnando al tutto un valore di univoca verit. Basterebbero queste conquiste a fare di Contini un dantista-principe. Ma c’ altro.
Se oggi ci pu sembrare un approccio persino banale, non lo era nel 1957, quando Contini, allora alla guida della Societ Dantesca, introdusse una distinzione chiave negli studi sulla Commedia. Si allude al doppio ruolo di poeta-autore e di personaggio, protagonista della vicenda, che Dante occupa nel suo viaggio ultramondano. La straordinaria intuizione critica da cui Contini prende le mosse l’accostamento all’amata Recherche di Proust, che si rivela allo studioso quale scheletro concettuale o schema conoscitivo (Pier Vincenzo Mengaldo dixit) per interpretare il poema dantesco. D’altra parte, pur vero che, come fa notare Motta, Contini non abbandon mai la convinzione profonda che fosse utile leggere le opere passate nel “presente”, nel cono di luce che a ritroso proiettano i risultati pi recenti della ricerca artistica e letteraria. Basta ricordare come il richiamo a Mallarm getti luce sullo studio delle varianti di Petrarca e come, partendo dalla Cognizione del dolore, Contini riesca a individuare una funzione Gadda (ovvero un filone espressionista) della letteratura italiana nei secoli precedenti fino al Contrasto di Cielo d’Alcamo.
Seguendo il principio di Croce, Contini ribadisce che ogni vera storia storia contemporanea. Dunque, non deve meravigliare se il filologo, trattando di autori del passato, convoca nella pagina non solo Proust e Mallarm, ma via via Eliot, Pound, Melville, Kafka, Joyce… Per Contini non un azzardo richiamarsi all’attualit per illuminare eventi di culture sopite o remote, e lo tanto meno se si pensa a Dante. Ecco che l’ambiguit dell’io narrante che agisce nella Recherche e che talvolta viene chiamato Marcel torna utile a leggere la Commedia. La dimensione del microscopio (quella aneddotica individuale) e la dimensione del telescopio (quella assoluta, esemplare, dello sguardo dall’alto) nel romanzo di Proust si condizionano a vicenda. Ci sono due io che parlano. Sar cos anche nel poema di Dante? Proviamo a vedere, dice Contini. E si concentra a dimostrare qual il meccanismo che presiede all’invenzione dantesca: il particolare che diventa universale, l’aneddoto che diventa simbolo, suggellando, attraverso vari passaggi, l’idea del poema come la storia o meglio l’autobiografia di un poeta. In definitiva, cos Motta parafrasa il senso del saggio continiano: Ogni tappa del suo viaggio tra gli spiriti dell’Inferno e del Purgatorio per Dante l’occasione per confrontarsi con una possibilit di colpa di cui egli stesso, come poeta e come intellettuale, ha fatto esperienza e che dunque chiamato a superare.
Il 1965 il settecentesimo della nascita del Poeta. E Contini firma sul Corriere della Sera un elzeviro intitolato Dante oggi in cui ritorna sulla incontenibile sperimentalit dell’Alighieri. In anni di neoavanguardia ruggente, forse Contini parla a nuora perch suocera intenda per sottolineare quanto l’engagement dantesco, nutrito di innovazione formale e di passione ideologica, fosse anche totale spregiudicatezza verso il reale. Due sono i saggi monumentali dell’anno celebrativo: Un’interpretazione di Dantee Filologia ed esegesi dantesca. Nel primo si mostrano esempi dell’intensit dei valori puramente formali (al cui fascino neanche Petrarca riusc a sottrarsi). Ma si insiste anche sulla prodigiosa memoria o biblioteca mentale grazie alla quale Dante realizza un realismo spinto, che Contini considera necessariamente comico, essendo la somma di tutte le tradizioni, la contaminazione di tutti i registri tematici e formali. il famoso plurilinguismo, che contiene il massimo di escursione dal grottesco al sublime. Nel secondo saggio, decisamente pi metodologico, Contini chiama in causa (polemicamente) Croce per rivendicare la necessit di un rapporto dialettico tra filologia e critica, la prima fondamento il pi possibile oggettivo della seconda (il giudizio, l’interpretazione).
In definitiva, il volume di saggi scelti continiani, che comprende anche gli studi su Petrarca, Ariosto, Leopardi, Manzoni, Pascoli, Ungaretti, Montale, Longhi, Gadda, Pasolini, oltre ai ritratti di Croce e di Mattioli, una riproposizione guidata del maggior filologo e critico italiano, che fu insidiato pi che dalla sua asperit stilistica, dai suoi stessi adepti ciecamente emulanti. Le tracce possibili di lettura sono numerose e tutte tra loro incredibilmente intrecciate. Sempre ispirate a un principio irrinunciabile: La moralit di uno studioso tutta l: il sapersi castigare quando si corre troppo e, nello stesso tempo, il non rifiutarsi all’illuminazione. Cos Contini rispose a una domanda di Ludovica Ripa di Meana, nel libro-intervista non a caso intitolato Diligenza e volutt. Questi due termini estremi, compresenti in lui, hanno permesso a Contini di cogliere, godendone al massimo grado, la natura dantesca: natura onnipenetrante, penetrante di tutte le realt e di tutte le realt psicologiche. Con questa certezza invitava anche il pubblico meno colto a lasciarsi sorprendere dalla visitazione del Poeta: Ecco, una sola cosa grande come la verit della realt: la percezione che ne ha avuto Dante, e che ha trasmesso ai suoi versi.
22 marzo 2023 (modifica il 22 marzo 2023 | 21:27)