Dal 21 settembre (e per un mese) il romanzo più noto dello scrittore che avrebbe compiuto 80 anni il 24 settembre, sarà in vendita con il quotidiano. Maria José de Lancastre, vedova dell’autore, ricorda le origini del libro: «Antonio ha visto gli orrori della dittatura. La sua è una testimonianza»
Sostiene Pereira ha un sottotitolo, Una testimonianza, che poi è quella di Pereira, e che nel romanzo ci viene ricordata di continuo attraverso il fortunato sintagma da cui il titolo: «sostiene Pereira».
Cos’è una testimonianza? Una dichiarazione fatta da un testimone, da chi «era presente». Pereira testimonia quello che ha visto, quello che ha udito, quello che ha vissuto in un Paese sotto dittatura durante quell’anno, il 1938.
Ci sono invece altre testimonianze che possono aiutare a capire la scelta di uno scrittore italiano di raccontare, nel 1993, la vicenda di un personaggio portoghese, di nome Pereira, il quale, vissuto al tempo del salazarismo, acquisisce piano piano, e quasi suo malgrado, una consapevolezza della realtà che lo circonda, fino a scegliere di testimoniare quella stessa realtà sacrificando la propria quiete e, chissà, forse anche la propria vita.
La prima di queste altre testimonianze è la mia, perché di fatto io ero lì quando quel giovane italiano di 22 anni, di nome Antonio, arrivò in Portogallo con la sua Fiat 500, una prima volta nel 1965 e poi nel 1966, nel 1967, ecc., fino a quando, nel 1974, il Portogallo si scrollò di dosso la più lunga dittatura del Novecento e rinacque con la democrazia. Ero presente, e posso dunque testimoniare che Antonio Tabucchi conobbe il regime salazarista
in loco, e non dai libri di Storia, e che in quegli anni, quasi dieci, in cui trascorse dei periodi più o meno lunghi nel Portogallo di Salazar, egli ebbe molte volte l’occasione di vedere, di osservare, di sentire perfino su se stesso quella atmosfera mefitica della dittatura che impregnava la vita quotidiana di un’intera nazione.
Soprattutto conobbe molte persone che avevano subìto vessazioni o maltrattamenti per mano della Pide, la polizia politica; alcune erano state in galera; altre erano state allontanate dai posti di lavoro ed era stato loro proibito di insegnare a scuola o all’università; altre avevano ricevuto «visite» e pesanti minacce. Conobbe anche famiglie i cui ragazzi erano scappati all’estero per non dover andare a combattere in Africa, nella guerra contro i movimenti di liberazione di Angola, Guinea-Bissau e Mozambico.
Spesso gli furono raccontati i soprusi e le violenze, le intimidazioni e i metodi di tortura usati dalla polizia politica contro chi si opponeva alla dittatura. Episodi come l’uccisione in pieno giorno, a Lisbona, nel 1961, dello scultore e militante comunista José Dias Coelho (che poi il cantautore «Zeca» Afonso cantò in un brano indimenticabile: A morte saiu à rua); la distruzione della sede della Società portoghese degli scrittori, sempre nel 1961; la rivolta coraggiosa degli studenti nel 1962; l’uccisione, nel 1965, sempre per mano della Pide, del generale Humberto Delgado, che si illuse, lui solo, di potersi candidare a presidente della Repubblica quando il regime fece finta di indire elezioni libere. Tanti episodi e sempre un clima di paura e intimidazione.
Evidentemente gli furono raccontate anche storie di Resistenza, dalle più famose alle più piccole. E Antonio, in seguito, fu amico di alcuni protagonisti di questa Resistenza, come per esempio Mário Soares, che fu primo ministro e presidente della Repubblica nel Portogallo democratico, ma che negli anni Sessanta era in esilio a Parigi e aveva pubblicato la sua testimonianza: Le Portugal bâillonné, «Il Portogallo imbavagliato».
Tabucchi conobbe anche, e questo fatto può senz’altro avere importanza per la genesi di Pereira, molti cattolici progressisti che, in contrasto con la complicità nei riguardi del regime del cardinale di Lisbona e di una parte del clero, e seguendo invece la posizione «contro» del vescovo di Porto e di un buon numero di preti coraggiosi, furono molto attivi ed elaborarono una significativa rete di resistenza. Operarono in vari campi, dall’editoria alle manifestazioni, e successivamente perfino nella politica, quando, dopo la morte di Salazar e durante il breve governo del suo successore, Marcelo Caetano, si assistette a una certa apertura del regime.
Di tutto questo sono stata testimone in prima persona.
Quasi vent’anni dopo la Rivoluzione dei Garofani, all’inizio degli anni Novanta, per esattezza nel 1991, Antonio pubblicò un libro di racconti, L’angelo nero, fra i quali ce n’è uno molto duro, ispirato a un fatto vero, che si svolge nel Portogallo degli anni Sessanta: a Lisbona, una sera, un gruppo di giovani borghesi viene sequestrato in macchina da un poliziotto della Pide per un periodo di tempo tanto breve quanto drammatico, durante il quale l’uomo, puntando loro una pistola, si vanta delle più terribili nefandezze che ha compiuto in Africa contro «una razza inferiore».
Un giornalista de «il Giornale» di Montanelli, Carlo Laurenzi, prese allora spunto da quel racconto per scrivere un articolo (26 giugno 1991) in cui affermava di aver visitato Lisbona negli anni Sessanta e di non aver visto nessun carnefice; addirittura, sosteneva, Salazar non era un dittatore ma un conservatore autoritario.
Antonio gli rispose con durezza sul «Corriere della Sera» del 10 luglio 1991, tracciando un ritratto a tinte molto scure della Lisbona di allora e in cui concludeva: «Oggi Lisbona è una città nella quale si hanno i problemi di tutte le altre città europee, una città caotica, difficile, moderna. Eppure… Eppure penso a quella mia Lisbona di allora e io, che sento così fortemente la seduzione della nostalgia, non riesco a provare nessuna nostalgia. Perché oggi Lisbona è una città libera e questo, per intanto, mi basta».
In quel breve articolo, Antonio testimoniò sulla Lisbona «oscura, minacciosa, infida» che aveva conosciuto negli anni Sessanta. Ma, secondo me, non si sentì interamente soddisfatto, quella polemica gli era rimasta in testa, forse avrebbe voluto raccontarla meglio quella Lisbona dei tempi della dittatura, sentiva l’urgenza di una testimonianza più ampia. E l’anno dopo, quando, come racconta lui stesso, Pereira comincia a fargli visita e Antonio Tabucchi accetta di raccontare la sua vicenda, recupera quel bagaglio di ricordi personali degli anni Sessanta per completare la sua testimonianza, per descrivere da scrittore l’atmosfera cupa di un Paese sotto un regime totalitario, come il Portogallo del 1938, dove si svolge la vicenda di Pereira.
Nuova edizione con un inedito del narratore e tanti contributi. Il volume disponibile a euro 9.90. Il 21 settembre l’incontro a Parigi.
Avrebbe compiuto 80 anni il 24 settembre: per ricordare lo scrittore Antonio Tabucchi (1943-2012) una nuova edizione speciale del suo Sostiene Pereira sarà in edicola dal 19 settembre (e per un mese) con il «Corriere», a cura della Redazione Cultura (e 9,90 più il costo del quotidiano). Per ricordare il grande scrittore e illustre collaboratore del «Corriere», molti i contributi che arricchiscono la nuova edizione del romanzo, che venne pubblicato da Feltrinelli nel 1994 (ora alla 48ª edizione) e dal quale fu tratto nel 1995 anche il film di Roberto Faenza con un grande Marcello Mastroianni: a cominciare da un inedito dello stesso Tabucchi, sulla figura «europea» del protagonista Pereira, e il testo scritto dalla vedova, traduttrice e già docente all’Università di Pisa, Maria José de Lancastre, che si può leggere in anteprima in questa pagina. Inoltre, il saggio di Fausto Colombo, prorettore dell’Università Cattolica di Milano, sul romanzo e il suo tempo; e l’intervista di Stefano Montefiori, corrispondente da Parigi del «Corriere» al traduttore francese di Tabucchi Bernard Comment. E ancora, l’intervento di Roberto Ferrucci sulle tracce della mostra che gli dedicò la Bibliothèque nationale de France (
Antonio Tabucchi, le fil de l’écriture, 2014); e l’intervista di Ranieri Polese e la recensione di Giuliano Gramigna all’uscita del romanzo nel 1994. L’iniziativa segna una nuova tappa della collaborazione del «Corriere» con l’Università Cattolica di Milano, che ha organizzato la presentazione del libro a Parigi: giovedì 21, al Consolato Generale d’Italia (5 Boulevard Emile Augier) si svolgerà il dibattito Intorno a “Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi: dopo i saluti del console generale Irene Castagnoli, interverranno la moglie Maria José De Lancastre, Fausto Colombo e Bernard Comment, moderati da Stefano Montefiori. (
ida bozzi
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17 settembre 2023 (modifica il 17 settembre 2023 | 20:30)