Giulio Dellavite, in un libro Mondadori, esorta a riscoprire l’aspetto generativo della quotidianit e alle caratteristiche della normalit associa figure del Nuovo Testamento
Di rado capita di ascoltare omelie come quelle di monsignor Giulio Dellavite. Tanto interessanti che a volte diventano libri.
La normalit spesso ci sembra sinonimo di noia, grigiore, rassegnazione. Una ruota da criceti su cui continuiamo a correre, una prigione dalla quale vorremmo evadere. In realt, se affiniamo lo sguardo e apriamo il cuore, le piccole cose quotidiane hanno un valore immenso. Sono avvincenti.
Avvincente — scrive l’autore — non avvinghiante. Avvincente non intrigante. Avvincente la scelta di essere vincente. Ma cosa la normalit? Che rapporto c’ tra normalit e complessit del reale? Come la mettiamo con gli imprevisti che ribaltano? Normalit non adeguamento al ribasso? O piuttosto invece mutabile? Che differenza c’ tra passi normali di chi fa sempre le stesse cose in modo rassegnato, e passi di normalit per evolvere e migliorare con coscienza di s e conoscenza di potenzialit e criticit? La concezione di normalit nel primo caso staticit, nel secondo generativit. Questo avvincente, cio porta a vincere.
La sfida che Giulio Dellavite propone nel nuovo libro Elogio della normalit. Riscoprire il divino nella vita di tutti i giorni, appena pubblicato da Mondadori, quella di superare una visione avvilente e riscoprirne il lato avvincente, quello che rende vincente. La provocazione ritrovare la straordinariet dell’ordinario. Il percorso dato da un abbecedario che presenta ventuno caratteristiche della normalit; le quali per, scorrendo l’indice, si presentano alquanto curiose se non addirittura strambe. Alcune persino non immediatamente identificabili, tanto da incuriosire nella loro scoperta. Apre la A di amoressia (con la M): una forzatura che mostra subito lo stile dell’autore, dalla penna fluida, a tratti ironico, denso di riflessioni e citazioni per chi si vuole fermare a riflettere, leggero per chi invece cerca una lettura incuriosente. Continua poi con benessere, cruscotto, decriptazione, ESG (criteri di moda nell’economia circolare), fashion style, generazione YOLO, humor, iridescenza, liminarit, mecciare, opinionismo, performance, quinto quarto, ruota di scorta, sharing, terrapiattismo, umettante, viralit, per finire in zona Cesarini.
Ad ogni caratteristica viene abbinato un personaggio secondario dei Vangeli, non senza sorprese: Giuda Iscariota, il traditore, la figura per il benessere; la Maddalena — proprio quella l come dice il titolo del capitolo — diventa il cruscotto; l’apparizione di un quarto Re Magio immagine dello humor; il cameriere dell’ultima cena serve l’amoressia; Nicodemo l’intellettuale impara a mecciare. Ci sono poi Disma il ladrone, Giairo un padre che sfida, Giacomo il camminatore, Levi il businessman, Claudia la moglie di Pilato, Longino il lanciere, Veronica la donna premurosa, Cleopa il deluso e persino il lupo pi o meno cattivo.
Dopo Se ne ride chi abita i cieli. Lezioni di leadership fra le mura di un monastero, costruito attorno al dialogo tra un manager e un abate (2019), a cui aveva fatto seguito Ribellarsi. La sfida di un’ecologia umana con l’incontro tra i vari organi del corpo umano (2021), Giulio Dellavite — prete, segretario generale della curia di Bergamo, formatore — ci porta a quella storia profondamente umana che il Vangelo offre come specchio per vedere il proprio volto. La normalit viene intesa come spazio in cui ciascuno pu mettersi alla prova e scoprire la propria storia come una nuova pagina sacra, dimostrando che anche le dimensioni pi scontate possono essere comunque e nonostante tutto divine.
11 aprile 2023 (modifica il 11 aprile 2023 | 09:28)