«La luce che attraversa il tempo» (San Paolo) di Massimo Camisasca sul futuro del cattolicesimo
Il vescovo Massimo Camisasca, discepolo e biografo di don Giussani, storico di Cl di cui è stato l’ambasciatore in vaticano al tempo di Giovanni Paolo II, conosce la Chiesa come pochi. E conosce bene papa Francesco, fin da quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires. Da un anno Bergoglio ha accettato la sua rinuncia a guidare la Chiesa di Reggio Emilia, come richiesto dal diritto canonico. Per questo Camisasca si è messo a raccogliere le riflessioni che hanno occupato cinquant’anni della sua vita sul tema della riforma nella Chiesa. E ne ha tratto il suo nuovo saggio: La luce che attraversa il tempo (Edizioni San Paolo).
Per dirlo in parole semplici: come può la comunità cristiana essere fedele agli insegnamenti del suo fondatore, e nello stesso tempo esprimersi in forme nuove, contemporanee ad ogni epoca? «L’evento fondativo di Gesù — scrive Camisasca — deve essere accolto dagli uomini, mettere in azione la loro libertà, dare forma ad ogni epoca della storia». Cosa rimane sempre vivo nella Chiesa, in modo permanente, e cosa può e deve cambiare? Alcuni oggi pensano che non debba cambiare nulla, che ogni mutazione sia un tradimento. Sono una minoranza. Molti invece sostengono che debba cambiare tutto, o quasi. Per i primi la fedeltà è fissità, per i secondi è necessaria una rivoluzione, perché le incrostazioni della storia hanno cancellato del tutto il volto originario della Chiesa. Davvero esiste un volto originario, puro, senza liti, divisioni, falsità, o piuttosto in ogni epoca la Chiesa ha dovuto vivere un bagno purificatore, una vicenda di correzioni voluta da Dio stesso? L’autore si chiede: «La Chiesa è composta di santi o di peccatori? Chi stabilisce i suoi confini? Sorprendentemente scopriremo — leggendo le pagine di Camisasca — che, già secondo sant’Agostino, benché il battesimo sia la porta fondamentale per entrare nella Chiesa, molti che sembrano dentro sono fuori e viceversa».
La comunità di Cristo è un popolo di peccatori che desidera ardentemente la salvezza. L’autore inizia parlandoci degli ultimi pontificati: di papa Giovanni e della sua coraggiosa indizione del Concilio, di Paolo VI e del suo drammatico traghettamento della Chiesa, di Giovanni Paolo II e del suo lunghissimo pontificato, di papa Ratzinger e della sua rinuncia, di papa Francesco con la sua Evangeli Gaudium. Ma la parte centrale dell’opera, quella più interessante, riguarda l’esperienza di vescovo e di prete e il rinnovamento di questi ministeri. L’attenzione dell’autore si rivolge ai laici, alle famiglie, alle professioni sociali: è da lì che spera la rinascita della vita della Chiesa. «La solitudine — scrive — è l’aspetto più emblematico della vita nelle grandi città secolarizzate, luoghi in cui spesso non ci si conosce, neppure tra persone che vivono nello stesso piano del condominio, e in cui tutto tende ad essere funzionalizzato all’utilità del proprio lavoro, dei propri interessi e dei propri piccoli orizzonti. Penso, per questo, che il primo compito della Chiesa oggi sia di costituire dei focolari. Mi piace l’immagine del focolare perché essa racchiude in sé tre valori fondamentali».
Il primo, secondo l’autore, è una strada intellettiva. Occorre aiutare le persone ad uscire dalle varie menzogne su cui si regge la vita quotidiana, «la falsità di una vita superficiale, senza grandi ideali che, infine, si esprime nella banalità e nel cinismo». La seconda via è affettiva: aiutare le persone a scoprire quali sono i legami fondamentali della vita, a riconoscerli e viverli. La terza è una via attiva: «Mostrare quanto questa verità e questo bene siano attrattivi per l’esistenza, corrispondenti ai più profondi desideri iscritti nel cuore dell’uomo, capaci di generare rapporti veri, costruttivi, fecondi».
L’attenzione di Camisasca non è rivolta alle strutture ma alle persone: il rinnovamento della Chiesa come di ogni società non può partire da cambiamenti strutturali ma dal cuore dei suoi membri. Per questa ragione, oltre ad una lettura del presente, in quest’opera si cercano degli esempi di cambiamento nella storia passata e recente. Si incontrano così Benedetto da Norcia, Gregorio Magno, Bernardo di Chiaravalle, Francesco d’Assisi, Carlo Borromeo, don Calabria, il giovane martire Rolando Rivi, l’Azione cattolica, Chiara Lubich e don Giussani. La storia non vive di ripetizioni, ma può aiutarci a comprendere ciò che stiamo vivendo. Don Massimo è profondamente convinto della riduzione numerica e di importanza della Chiesa di oggi, soprattutto nello scacchiere occidentale. Però non è bloccato da questa osservazione. È convinto che, quando Gesù parlava di «sale della terra» e di «luce del mondo» non si riferiva tanto ad un dato numerico quanto ad una coraggiosa consapevolezza dei suoi amici.
Il tono del libro è sereno, fiducioso, realista come l’autore che abbiamo potuto conoscere anche dalle sue precedenti pubblicazioni. Il tono è quello di una riflessione che spinge a vivere il momento presente con fiducia costruttiva, consapevole delle grandi forze che si combattono nella storia, senza dimenticare che il secolo passato è stato chiamato «il secolo dei martiri».
L’autore
Massimo Camisasca è l’autore del libro «La luce che attraversa il tempo. Contributo per una riforma nella Chiesa» (San Paolo, pagine 320, euro 22). Il volume esamina le sfide complesse che attendono la comunità dei credenti nel nostro tempo. Nato a Milano nel 1946, ordinato sacerdote nel 1975, Camisasca è stato vescovo di Reggio Emilia-Guastalla dal 2012 al 2022. Esponente di Comunione e Liberazione, discepolo del fondatore Luigi Giussani, Camisasca è autore di numerosi libri, tra i quali una storia del movimento di Cl in tre volumi (San Paolo, 2001-2006) e la biografia «Don Giussani» (San Paolo, 2009). Il suo libro più recente s’intitola «Abita la terra e vivi con fede» (Piemme, 2020)
14 marzo 2023 (modifica il 14 marzo 2023 | 20:01)