Esce marted 31 ottobre Fascisti della parola (Rizzoli), un pamphlet sulle nuove convenzioni lessicali e l’uso politicamente corretto del linguaggio
La provocazione il mio mestiere, mi piace far casino. Il giornalismo deve mettere scompiglio, altrimenti meglio leggere soltanto i necrologi o la lista della spesa. Bisogna partire da questa confessione conclusiva per capire lo spirito del nuovo libro di Vittorio Feltri, Fascisti della parola, che ha per sottotitolo Da negro a vecchio, da frocio a zingaro, tutte le parole che il politically correct ci ha tolto di bocca (Rizzoli). Allora allacciamo le cinture e cominciamo la navigazione in un testo che insieme un elogio della libert di espressione, un attacco all’ipocrisia di chi con la censura del dizionario si illude di aver risolto i problemi che ci assillano, e una difesa della destra al governo, che proprio su questioni lessicali ha suscitato tanti attacchi da parte della sinistra.
Uno dei fenomeni presi di mira la genderizzazione del linguaggio, l’abolizione del maschile che fino a pochi anni fa era usato ed era generalmente accettato come neutro. Oggi per indicare un legale donna non si pu dire avvocato (e nemmeno avvocatessa), ma si usa il termine avvocata, termine che quelli della generazione di Feltri, ottantenne che esibisce con orgoglio la sua et, veniva usato al massimo nelle preghiere alla Madonna, avvocata nostra. cos per medico/a, deputato/a e via dicendo. Mi accorgo di aver usato le astine politicamente corrette tanto detestate dall’autore.
I casi che hanno fatto pi discutere in quest’ultimo periodo sono stati quelli di Giorgia Meloni, che si definita presidente del Consiglio, lasciando naturalmente agli altri la libert di definirla come credono, e della direttrice d’orchestra Beatrice Venezi, che ama essere chiamata direttore. Apriti cielo: pagine di giornali, comunicati sindacali, decine di talk show dedicati a un particolare lessicale che dovrebbe essere di secondaria importanza rispetto alla valutazione politica e professionale. Tacendo il dato storico fondamentale: che Giorgia Meloni, piaccia o meno, la prima (o il primo) presidente del Consiglio donna della Repubblica italiana.
Ancora pi spinoso il problema delle famiglie arcobaleno e la decisione presa a un certo punto di sostituire sulla carta d’identit padre e madre con genitore 1 e genitore 2. Nei momenti pi duri, ironizza Feltri, non invocheremo i genitori uno e due, ma diremo mamma mia.
Restando in ambito sessuale, l’autore confessa di avere la tessera dell’Arcigay e ricorda la sua profonda amicizia con il grande critico musicale Paolo Isotta, scomparso nel 2021, e con artisti che non hanno mai nascosto la loro omosessualit. Anzi spesso l’hanno esibita. Come il napoletano Isotta che una volta dichiar: Io non sono gay, so’ ricchione. Cos per Feltri certi termini denotano soltanto la ricchezza del nostro lessico. Abolirli significherebbe sterilizzare la lingua.
Tutto si pu dire, secondo il giornalista bergamasco, dipende dall’accezione con cui si usano le parole. Per esempio il termine terrone ha perso il significato offensivo e di disprezzo verso i meridionali, ma sarebbe un termine scherzoso per indicare gli abitanti del Sud, cos come per quelli del Nord si usa la parola polentone. Lungi dal colmare il divario soprattutto economico esistente tra il Nord e il Sud dell’Italia l’abolizione di certe parole serve a nascondere i problemi e toglie lucidit nel valutare quelli emergenti, per esempio la questione dei migranti. Ma anche su questo tema Feltri va controcorrente rispetto al politicamente corretto, o meglio segue la corrente della destra ribellandosi alla sinistra che, a suo dire, vuole imbrigliare, addomesticare, il vocabolario. Quindi al netto delle sanzioni comminate dall’Ordine dei giornalisti ai professionisti dell’informazione che usano il termine clandestino violando le direttive della Carta di Roma, Feltri per la totale libert di parola, perch nessuna coperta lessicale pu nascondere il fatto che non tutti i migranti che giungono sulle nostre coste sono profughi dalle guerre. E che l’immigrazione senza controlli non il metodo migliore per risolvere il nostro drammatico calo demografico.
L’autore ritiene legittima anche la controversa espressione usata da Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della Sovranit alimentare, sostituzione etnica, ritenuta invece espressione disgustosa dalla segretaria del Pd Elly Schlein, anche per il retaggio del passato fascista.
Giunti a questo punto chiaro che il saggio di Feltri per met critica di costume, per esempio nelle gustose pagine sui diversamente giovani (la vecchiaia uno dei termini messi al bando dall’ipocrisia linguistica), e per met pamphlet politico. In particolare nei capitoli in difesa della patria, della sovranit nazionale, della meritocrazia (si dimentica che il merito uno dei valori difesi dalla nostra Costituzione). Insomma, un libro attuale e da leggere, anche se non si sempre d’accordo.
Il saggio
Esce marted 31 ottobre il libro di Vittorio Feltri Fascisti della parola (Rizzoli, pagine 204, euro 18). Si tratta di un pamphlet nel quale l’autore polemizza aspramente con il nuovo controllo del linguaggio che si diffonde in nome dell’inclusione. Nato a Bergamo nel 1943, Vittorio Feltri stato a lungo inviato speciale del Corriere della Sera e ha diretto numerose testate giornalistiche. Attualmente direttore editoriale del Giornale
31 ottobre 2023 (modifica il 31 ottobre 2023 | 11:43)