La regista riflette sul nuovo libro del fisico «Buchi bianchi», edito da Adelphi
Leggendo Buchi bianchi di Carlo Rovelli, fantastico come i precedenti, vengo introdotta sul terreno di una scienza che mi piace molto e mi fa sempre invidiare chi fin da ragazzo ha studiato Fisica. Non come me che ho scelto Lettere antiche! Eppure da ragazzina mi piaceva guardare il cielo di notte con le stelle e cercare le figure che avevo visto su un atlante astronomico. Mi piaceva sapere che il cielo non è un grande telone piatto là sopra ma un grande spazio.
Andavo a ballare il sabato pomeriggio su, al Castello di Carpi, con un amico che studiava Fisica e una volta mi parlò, ricordo, dei «raggi cosmici». Se avevo capito bene, sono radiazioni di vario genere come luce e suono e pensavo che era un fenomeno normale, che accadesse come era normale il sudore ballando veloci. Per dirne un’altra, quando realizzai per la Rai il film Galileo nel 1968 (mai trasmesso e ceduto alla Cineriz e passato a Mediaset) trovai molto interessante come Galileo inventò il telescopio: un suo amico che veniva dall’Olanda gli portò per regalo un cannocchiale che là si vendeva come novità, oggetto simpatico per puntarlo — per dire — sulle ragazze che passano un po’ lontano o a teatro. Galileo invece lo smonta e decide di realizzarne uno un po’ più grande e con lenti più potenti e lo punta non sul giardino di fronte a casa ma sulla Luna! Sul Sole! Eccetera… Vede o conferma fenomeni mai visti a occhio nudo. Scriverà in seguito il Dialogo sui massimi sistemi dove precisa che non è il Sole a girare intorno alla Terra come dice la Bibbia ma è la Terra che gira intorno al Sole.
Una scoperta enorme! Per la scienza non era un’affermazione da poco! Il libro però fu immediatamente messo all’Indice perché la tesi era contraria a quanto stava scritto nella Bibbia e Galileo dovette rinnegare la sua scoperta e il testo per non finire al rogo… E, a proposito: il film che realizzai su Galileo per la Rai nel 1968 ora potrebbe essere trasmesso perché grazie a Papa Wojtyla il saggio di Galileo venne tolto dall’Indice nel 1996!
Dopo queste note (un po’ narcisistiche) desidero annunciare che dal libro di Carlo Rovelli L’ordine del tempo ho realizzato un film (ancora in corso d’opera): mi ha dato una grande felicità poterlo realizzare. È come se avessi potuto esprimere in grande libertà il piacere di comunicare come la nostra vita sia continuamente connessa con tutto l’universo: pianeti, stelle, galassie, mondi, buchi neri e bianchi, eccetera… E anche capire che noi umani, pur diversi l’uno dall’altro, abbiamo tra di noi legami iniziati chissà quando perché il «tempo», quello segnato dagli orologi, non è soltanto un’invenzione utile per essere puntuali agli appuntamenti, ma qualcosa un tantino inquietante sopratutto perché non lo puoi fermare secondo il piacer tuo. Il tempo può dare anche ansia, ovviamente, perché non lo puoi fermare, può essere amico e anche no.
Penso che al tempo non riuscisse a parlare facilmente neppure Sigmund Freud, psicoanalista eccelso, anche se aveva un lettino fatto apposta per farlo con comodo. Carlo Rovelli però coi suoi testi ci introduce con un sentimento di entusiasmo nelle sue indagini sull’universo e sul tempo (due idoli ancora tanto misteriosi!) e ci fa fare passetti di avvicinamento alla loro conoscenza (è anche un viaggio!) dove la prima cosa da sapere è che nell’universo tutto è in movimento e la seconda è che non esiste un limite, un confine… riferimenti ai quali noi siamo abituati fin da piccoli… L’infinito non è immaginabile, è una parola per poesie come l’amore
infinito… Leggere Rovelli, in sintesi, significa fare un viaggio nello «stupore» e ti fa pensare che se per caso nasci un’altra volta e vai all’università ti iscrivi a Fisica!
21 marzo 2023 (modifica il 21 marzo 2023 | 21:37)