Pubblichiamo l’intervento di Giovanni Bazoli, presidente emerito del Centro studi manzoniani, in occasione della visita del presidente Sergio Mattarella alla casa museo, a Milano, per i 150 dalla morte del romanziere
Signor Presidente, la sua presenza qui oggi un omaggio a una delle figure fondamentali della nostra storia. Alessandro Manzoni visse sessant’anni in questa casa che fu testimone di affetti, gioie e dolori, ma anche laboratorio di pensiero e di altissime intuizioni poetiche.
Manzoni tradizionalmente collocato nel canone della letteratura italiana in posizione centrale accanto a Dante, perch la sua opera ha contribuito in modo decisivo alla costruzione e alla diffusione della lingua italiana. E la lingua stata un fattore decisivo per l’unificazione nazionale.
I promessi sposi il grande romanzo storico, modello per eccellenza della lingua unitaria, su cui generazioni di italiani hanno imparato a scrivere e a pensare. Quasi una Bibbia laica, in cui si sono riconosciuti o comunque specchiati italiani di ogni livello sociale e di ogni fede. Qui, in questa casa, un emozionato Giuseppe Verdi incontr il 30 giugno 1868 l’autore da lui ammirato e quasi venerato, al quale avrebbe poi dedicato l’immortale Requiem.
Manzoni stato una figura di riferimento in diverse fasi della nostra storia nazionale. A Brescia, l’associazione studentesca Alessandro Manzoni, fondata nel 1909, raccoglieva giovani desiderosi di nutrirsi dell’insegnamento dello scrittore, che appariva loro capace di conciliare sentimento nazionale, fede religiosa, valore della coscienza. Ad essa si iscrisse quindicenne il giovane Giovan Battista Montini, il futuro Paolo VI, che durante il fascismo avrebbe formato la classe dirigente che a met del secolo scorso ha concorso alla fondazione della democrazia repubblicana.
Non si pu tuttavia ignorare che nel corso del Novecento il magistero manzoniano venuto affievolendosi. Certo, scrittori autorevoli, come Gadda, Sciascia, Primo Levi, Calvino, hanno continuato a considerare Manzoni come una stella polare. Ma indiscutibile che l’interesse per l’opera manzoniana nel corso della seconda met del Novecento si progressivamente ridotto. Per quali cause? Per il cambiamento del clima culturale, per i contrastanti giudizi espressi da alcuni autori (da Gramsci a Moravia), per lo scivolamento della sua opera in un’area grigia in cui la lettura del grande romanzo diventava obbligatoria in ambito scolastico, mentre al di fuori veniva trascurata?
Lasciando aperti questi interrogativi, intendo qui richiamare l’attenzione sulle circostanze e le ragioni che sembrano invece indicare il riattivarsi di un interesse, tanto letterario quanto civile e morale, nei confronti dell’opera manzoniana.
Questo riemergere, dopo un lungo scorrere carsico, dell’attenzione per Manzoni una novit del tutto recente. L’occasione stata il drammatico frangente della pandemia.
Era il 26 febbraio 2020 quando, a lockdown non ancora proclamato, il preside di un liceo scientifico milanese, primo fra tutti, scriveva una lettera ai propri studenti invitandoli a leggere Alessandro Manzoni, nello specifico i capitoli 31 e 32 dei Promessi sposi: In quelle pagine, avvertiva, c’ gi tutto: l’idea della pericolosit degli stranieri, lo scontro violento tra le autorit, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi pi assurdi, l’emergenza sanitaria.
Anche in questo caso, come nel Seicento manzoniano, Milano stata un avamposto di sofferenza duramente colpito da un nemico invisibile. In una situazione cos drammatica quel preside ha saputo subito individuare nella letteratura, e nella scienza, degli indicatori di rotta per attraversare la tempesta.
dunque nell’Italia ferita dal Covid che Manzoni ritrova molti dei cosiddetti lettori comuni, che lo riscoprono come patrimonio proprio. In effetti, Manzoni impareggiabile nel descrivere la presenza del male e della corruzione nella storia umana. Un senso di catastrofe universale aleggia in tante pagine dei Promessi sposi — anche se le rappresentazioni pi crude si trovano nel Fermo e Lucia, opera di pi marcata impostazione giansenista — coinvolgendo non solo le colpe degli uomini, nelle disgrazie e nei lutti che portano con s, ma persino la natura (Brberi Squarotti).
L’editoria, antenna pronta a captare i segnali della contemporaneit, ha percepito questa nuova attenzione a Manzoni e, complice la scadenza dell’anniversario della scomparsa, ha ristampato significativi testi del passato e ha pubblicato opere di nuovi autori non appartenenti all’accademia, n alla cerchia degli addetti ai lavori letterari. Inoltre la recente pubblicazione in America della nuova traduzione dei Promessi sposi, costata pi di dieci anni di lavoro a Michael Moore, gi traduttore di Primo Levi, stata salutata con ammirazione dalla critica d’Oltreoceano, Wall Street Journal compreso, e ha prodotto la nascita online di circoli di lettura del romanzo.
Questo ci che sta accadendo: l’uomo d’oggi sente nuovamente il bisogno di conoscere gli esiti — quelli poetici e quelli esistenziali, quelli risolti e quelli problematici – della grande ricerca che ha occupato l’intera vita di Manzoni e che al centro della sua opera: la ricerca sulla giustizia e sulla storia umana, cio sulla giustizia che non si realizza nella storia umana. Detto in termini estremi: la giustizia terrena considerata impossibile. Un pessimismo che Manzoni ha espresso in modo radicale nella Storia della colonna infame.
Un mio concittadino — che lei, Presidente, ha conosciuto e stimato — Mino Martinazzoli, ha dedicato acute riflessioni, da avvocato penalista, alla Storia della colonna infame, giungendo a definire Manzoni un grande solitario italiano, impolitico non perch ignorasse Machiavelli, ma perch non gli riusciva di comprendere un potere disgiunto dalle ragioni morali.
La presenza del male nella storia umana (storia grande dei popoli e storia piccola dei singoli), ossia del predominio dei forti e malvagi sugli umili e sugli onesti, al centro delle riflessioni di Manzoni ed anche il filo conduttore, quasi assillante, del romanzo.
Ma il pathos di questa meditazione accresciuto enormemente dall’interrogativo sulla conciliabilit di tale condizione umana con la fiducia nella Provvidenza divina. La presenza del male nel mondo impone infatti al credente di riflettere non solo sulla giustizia umana ma anche su quella divina.
In Manzoni troviamo a questo riguardo parole terribili (altro che prudenza e calcolo, altro che il campione di retorica apologetica!). Il mite Manzoni leva questo grido: Il pensiero si trova con raccapriccio condotto ad esitare tra due bestemmie che son due deliri: negare la Provvidenza o accusarla.
La grandezza di Manzoni si manifesta proprio nel fatto di indagare il male e l’ingiustizia nella storia da due opposte visioni: quella laica e razionale (pessimista, quasi disperata) e quella religiosa (che concepisce la Provvidenza come un ordine universale che ricomprende il tempo e l’eternit).
L’itinerario tormentato di Manzoni sfocia in un mistero in cui possono riconoscersi credenti e non credenti. Ritornando in questa casa, avvertiamo il conforto di una voce alta e ispirata, che ci aiuta a superare il senso di vuoto, per la carenza di riferimenti ideali, che caratterizza il mondo in cui viviamo.
22 maggio 2023 (modifica il 22 maggio 2023 | 21:10)