«Non abbiamo reagito in modo deciso». E Atene insiste: restituiteci i Marmi del Partenone
LONDRA L’anno scorso ha accolto (gratuitamente) più di quattro milioni di persone, terzo museo al mondo per numero di visitatori, ma è da quando ha aperto le porte per la prima volta, nel 1759, che il British Museum è tra i luoghi culturali più rinomati e rispettati. Il 2023 verrà ricordato come l’annus horribilis: la bufera che lo ha investito non accenna a passare. Il direttore uscente, Hartwig Fischer, ha ammesso le sue responsabilità nel caso del furto di varie centinaia di antichi cimeli e annunciato le sue dimissioni con effetto immediato. Basterà un cambio al vertice a contenere il danno reputazionale di un’istituzione già criticata per la decisione di tenere i marmi del Partenone, opere che la Grecia ora rivendica con rinnovata insistenza?
«Negli ultimi giorni ho analizzato in modo approfondito i fatti e la nostra inchiesta su ciò che è accaduto», ha sottolineato Fischer, che tempo fa aveva annunciato a sorpresa che avrebbe lasciato l’incarico ne 2024 dopo sette anni al timone. «Mi pare evidente che il British Museum non abbia reagito in modo deciso, come invece avrebbe dovuto, alle prime indicazioni sulla scomparsa di alcuni oggetti e a un problema che ora è emerso nella sua interezza». La responsabilità, ha precisato, «è alla fine del direttore». «La situazione — ha aggiunto, guardando al futuro in modo positivo — è di assoluta serietà, ma credo sinceramente che il museo supererà questo momento e ne emergerà più forte di prima».
È probabile che Fischer abbia ragione ma l’immagine del British Museum ha incassato un brutto colpo. L’uomo che per diversi anni avrebbe rimosso vari oggetti preziosi (non in mostra ma conservati nelle sale riservate agli studiosi, alcuni risalenti al VII secolo a.C) per rivenderli online sarebbe Peter Higgs, curatore che per un periodo si è occupato anche delle antichità greche e romane e, quindi, dei marmi del Partenone.
Higgs si dice innocente e sul caso indaga la polizia, ma l’uomo aveva destato i sospetti di alcuni colleghi e anche di un collezionista basato in Danimarca, Ittai Gradel, che aveva trovato alcuni gioielli e cimeli su eBay e aveva denunciato l’affare alla direzione del museo già due anni fa. Per Despina Moutsoumba, direttrice dell’Associazione degli archeologi della Grecia, il caso è un segnale in più che i marmi debbano essere restituiti. «Siamo preoccupati — ha detto alla Bbc — che tra gli oggetti rubati ci siano diverse cose greche. Il British Museum non può più dire che tesori appartenenti al nostro patrimonio siano più al sicuro a Londra. È ovvio che debba riconsiderare la posizione».
È da diverso tempo che la Grecia chiede la restituzione dei marmi, rimossi dal Partenone da Thomas Bruce, settimo conte di Elgin, nel XIX secolo in modo tutt’altro che trasparente o regolare. A gennaio il presidente del museo, George Osborne, si era detto aperto a negoziare per il raggiungimento di un compromesso, ovvero una formula che permetta alle sculture di essere prestate alla Grecia in modo temporaneo, una soluzione che per ora non ha trovato grande favore ad Atene. Per Moutsoumba, i furti significano che le trattative debbano essere abbandonate. «Noi archeologi greci non abbiamo mai voluto un compromesso e crediamo che il nostro governo debba ora annunciare che metterà fine a ogni negoziato. I marmi vanno restituiti ad Atene. A Londra non sono al sicuro».
È una linea che a Londra non piace e che sembra aver innescato una mezza guerra di parole, se il deputato conservatore Tim Loughton, presidente del gruppo parlamentare sul British Museum, ha sottolineato che i furti finiti sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo non riguardavano le opere più importanti del museo, bensì una manciata di oggetti di una collezione che vanta più di otto milioni di pezzi. «Il British Museum — ha sottolineato — è estremamente sicuro e ha un archivio digitale che non ha paragoni. Non è che qualcuno è entrato di notte aggirando i sistemi di sicurezza, come invece è successo in altri musei, tra cui anche alcuni musei in Grecia».
Al British Museum, comunque, non tira buon’aria. Le dimissioni di Fischer potrebbero essere seguite da quelle di altri personaggi chiave e la speranza è che possano permettere al museo di voltare pagina e di concentrare le energie sul recupero degli oggetti rubati. «Fischer dimettendosi con effetto immediato ha agito in modo onorevole», ha sottolineato Osborne. «Il museo attraversa un momento turbolento», ha ammesso, «ma rimedieremo ai nostri errori. Il museo ha una missione che vale attraverso le generazioni. Impareremo le lezioni che dobbiamo imparare, riconquisteremo la fiducia e torneremo ancora ad essere ammirati come meritiamo di essere».
25 agosto 2023 (modifica il 25 agosto 2023 | 23:19)