Il neurologo Rosario Sorrentino racconta per Vallecchi la vicenda di un attore colpito dal Parkinson, che nonostante corpo e mente inaffidabili alla fine reagisce con coraggio
Dapprima pare soltanto un tic, forse dovuto all’eccessivo stress. Cerca di nascondere il dito agli altri e in seguito la mano che frulla per l’incessante tremore. Dove celarla? All’inizio in tasca, quindi cade in un profondo imbarazzo, quando comprende che la gente si stupisce mentre la stanza si riempie di incontrollabili movenze bizzarre del suo arto non pi coordinato, che balla frenetico simile a una farfalla impazzita. l’incipit del romanzo Tutto inizi da quel pollice (Vallecchi), un genere che il neurologo Rosario Sorrentino afferma nel prologo di aver scelto per sensibilizzare i lettori sulla terribile battaglia contro una malattia neurologica progressiva come il morbo di Parkinson, spesso associato a depressione, sofferenza mentale, vergogna, solitudine, indifferenza.
Da sapiente divulgatore Sorrentino procede con uno stile volutamente diretto, semplice, privo di orpelli, in modo che riesca a raggiungere un’adeguata platea, la pi vasta possibile. La tematica, sottesa e coerente alla trama, costituisce una sorta di documento autobiografico del protagonista, che si sviluppa in forma dialogica interiore. Si tratta di una sincera analisi del mondo inconscio di una persona gravemente ammalata, in cui si rispecchia la condizione dell’umanit in generale. In tal modo l’esperienza di un totale stato di profondo strazio e ribellione verso la dolente angoscia dovrebbe condurre il lettore a partecipare intensamente a una vicenda esemplare. Che risulta valida per qualsiasi sindrome degenerativa. Per questo la lotta mentale con la propria patologia addiviene a uno sdoppiamento metamorfico.
Il personaggio principale nonch l’io narrante Jacopo Orsi, 56 anni, attore di fama, un irresistibile dongiovanni pieno di s, egoista, arido, conformista, presuntuoso, decine di donne ai suoi piedi e una famiglia modello alle spalle con la moglie Ofelia, che sembra adorarlo, e i figli Andrea, giornalista, e Giulia, sceneggiatrice. Improvvisamente i primi sintomi del male inducono Jacopo a dialogare disperatamente, pure in senso onirico o nel dormiveglia, con l’orrendo nemico, Mister Parkinson, affrontato con dosi massicce di dopamina. In questo tremendo match quotidiano l’attore per la prima volta inizia a conoscere s stesso nell’analisi di una possibilit che inevitabilmente si avvicina, cio quella della finitudine. Riesce persino a rappresentare il Parkinson come un’immagine bastarda e invincibile, eppure stimolo per una specie di sua personale rinascenza.
Nulla naturalmente pi come prima, ormai sta subendo un’angosciosa metamorfosi, che trova immediatamente ripercussioni nei rapporti con gli amici e il pubblico. Sprofondato in questa nebulosa senza via d’uscita, con il corpo e la mente inaffidabili, qualcuno avrebbe anche potuto pensare a una rottura autolesionistica con il ritmo vitale, al suicidio. Per giunta Ofelia lo abbandona, confessandogli che da tempo sta con un altro. allora che il protagonista reagisce con estremo coraggio. Riprende in mano la barra del timone e cancella l’oppressione dell’inquietudine. Metaforicamente assume il ruolo del gladiatore, indossa una corazza etica tanto contraria al suo stile di vita e scende in combattimento contro il suo morbo.
Cos il romanzo di Sorrentino diviene una lezione esemplare. Jacopo escogita nuove idee, non si arrende, pur sapendo delle sue limitazioni nei movimenti. Trover ancora una donna da possedere? Diventer sceneggiatore o regista? In ogni caso con ardimento riprende il viaggio avventuroso che accomuna gli umani, nonostante la tempesta. Un’esistenza nuova, improvvisa e folgorante lo attende.
3 marzo 2023 (modifica il 3 marzo 2023 | 14:32)