Domenica 15 ottobre scomparso l’avvocato matrimonialista che collabor a lungo con il Corriere della Sera. Un giurista sapiente ma anche osservatore acuto e cortese dei costumi degli italiani
Lasciamoci cos il titolo di uno dei suoi fortunati libri. Cesare Rimini ci ha lasciato il 15 ottobre a 91 anni portati sempre con giovanile fierezza e rara eleganza. Nella sua lunga vita di avvocato matrimonialista ha fatto in modo che separazioni e divorzi non fossero sempre drammatiche rotture. E non solo per ragioni patrimoniali. Ma perch ci sono spesso anche i figli e i nipoti. E le vite devono ricominciare, non interrompersi o addirittura perdersi. E ho sempre pensato che la sua attivit di pubblicista, la passione per la letteratura per ragazzi, non fossero solo un tratto della straordinaria umanit di padre e nonno ma anche un portato della sua esperienza legale. Rimini stato un innovatore del diritto di famiglia, il matrimonialista principe che, pur avendo lo studio attaccato al palazzo di Giustizia di Milano, faceva in modo di frequentarlo il meno possibile. Quando si va a processo si sempre sconfitti. C’ sempre una via per un accordo. Lui la cercava con l’arte del convincimento, non con la minaccia delle conseguenze legali. Tante volte gli abbiamo chiesto di raccontarci i particolari di celebri rotture, tradimenti, amanti. Lui ci ingolosiva con vaghi cenni — sorrideva compiaciuto con una punta di sadismo — ma poi prevaleva sempre la riservatezza. Quasi tutte le dinastie italiane dell’industria e della finanza, e non solo, sono passate dal suo studio. Le celebrit dello spettacolo e dello sport. Da Marta Marzotto a Ruud Gullit. Lui ha assistito i suoi clienti con la sapienza del giurista ma anche con la dirittura morale dell’uomo saggio. Era negoziatore nato, attento soprattutto a far s che i risentimenti non prevalessero sul buon senso.
Rimini aveva un carattere gioviale, aristocratico e popolare nello stesso tempo. Eccentrico e ricercato nel vestire (Da quale quadro sei sceso oggi, Cesare? gli dicevo scherzando), ma generoso di parole, gesti, riguardi con tutti. Non l’ho mai visto in collera. Quando divenne presidente della Filarmonica della Scala (la musica una delle sue grandi passioni) disse che avevano scelto lui perch come litigano gli artisti non litiga nessuno. Mantovano di nascita e milanese d’adozione, Rimini si era laureato in Giurisprudenza alla Statale per poi cominciare subito l’attivit forense nello studio dell’avvocato Arturo Orvieto in via Cesare Battisti. La sua era una famiglia ebraica costretta a cambiare anche il cognome per sfuggire alle persecuzioni. La fuga sui monti dell’Appennino descritta in Una carta in pi. Mantova rimasta sempre nel suo cuore. Con la cucina in tutte le sue varianti, anche quelle che la religione proibirebbe. E con l’arte soprattutto. Grandissimo e raffinato collezionista, ha fatto follie pur di avere le opere del suo pittore preferito, il mantovano del Settecento, Giuseppe Bazzani.
Rimini stato un cultore del bello in tutte le sue forme. Amante della montagna, aveva raccolto cos tante statuine di sciatori, autentiche rarit, da farne una raffinata pubblicazione. E un’apprezzata mostra in quell’Engadina che, avendo il sapore della libert dopo le leggi razziali, amava al pari del mare splendidamente aspro di Monterosso. E anche qui, nelle Cinque Terre, si era dedicato alla coltivazione dell’uva per farne dello Sciacchetr su una pendenza proibitiva, da sesto grado. Con un suo amico che era stato staffetta partigiana, abilissimo nella pesca con la mosca ma soprattutto come passatore di rifugiati verso la Svizzera. tutto nel libro La storia di Piero. Lunga stata la sua collaborazione con il Corriere, per i commenti di diritto e per le sue note di costume. Persino un anonimo filobus, il 94, diventava il teatro di piccoli ma significativi racconti di vita quotidiana. stato non solo un grande avvocato, ma anche un osservatore acuto e cortese dei costumi degli italiani. Amava raccontare filastrocche ai pi piccoli, divertendosi forse pi di loro, dopo aver sistemato i troppi cocci delle fiabe infrante dei grandi. Lasciamoci cos, caro Cesare, c’ sempre una ragione per sorridere e stupirsi della bellezza della vita.
15 ottobre 2023 (modifica il 15 ottobre 2023 | 21:58)