«Ai is reshaping the world», l’Ai sta rimodellando il mondo, dalle previsioni climatiche alla genetica fino all’analisi preventiva dei materiali. Ma non solo. L’intelligenza artificiale generativa trova applicazione dentro il cuore pulsante delle aziende mettendo a disposizione dei professionisti It e degli sviluppatori software un’ampia gamma di strumenti per creare soluzioni e agenti personalizzati che potranno indirizzare le specifiche esigenze di comparti industriali diversi. La fotografia è di Asha Sharma, Corporate Vice President e Head of Product Microsoft AI Platform, intervenuta all’evento organizzato dalla società americana a Milano per approfondire lo stato dell’arte dell’intelligenza artificiale. Un intervento, quello della giovane manager, servito a ribadire come l’ulteriore salto in avanti di questa tecnologia trasformativa sia in mano agli agenti AI e alla loro avanzata capacità di interagire con le persone e con gli altri strumenti generativi.
In tre anni 304 miliardi generati
Lo scenario in cui calare le sue parole è quello che descrivono gli analisti di IDC, secondo cui la spesa globale in Gen Ai supererà i 304 miliardi di dollari entro i prossimi tre anni, con un tasso di crescita annuo composto del 74 per cento. Non stiamo parlando di una promessa futuristica, ha spiegato Sharma, ma di qualcosa già reale all’interno di molte aziende: l’Ai sta ridisegnando le architetture operative e il modo in cui i processi vengono gestiti e ripensati, abilitando nuovi modelli di business e (soprattutto) introducendo una nuova forma di collaborazione tra uomo e macchina.
Nell’era dell’intelligenza artificiale agentica, la domanda che le aziende dovrebbero quindi porsi è la seguente: quale è l’architettura informatica “giusta” per abilitare questa tecnologia? La risposta, secondo Microsoft, è essenziale: quella che gestisce con equilibrio le risorse computazionali disponibili. E a dare vita a questa architettura contribuiscono il cloud (Azure) e piattaforme come Azure Ai Foundry, dove cento milioni di sviluppatori possono trovare centinaia di modelli open-source per progettare applicazioni e agenti Ai in modo semplice e sicuro.
Una forza lavoro digitale
«Quanto sta succedendo – spiega Sharma in esclusiva al Sole 24 Ore – è davvero interessante e credo che non abbiamo ancora visto un limite a ciò che l’intelligenza artificiale può fare. Cinque anni fa, ci si muoveva principalmente nel campo del machine learning e dei modelli predittivi, oggi stiamo entrando in una fase in cui i modelli linguistici di grandi dimensioni agiranno autonomamente, compiendo azioni e contribuendo alla creazione di contenuti e progetti». Il futuro prossimo dell’Ai, in altre parole, ci vedrà passare da un’interazione in tempo reale con la chatbot a un approccio in cui potremo assegnare un compito a un Copilot e lasciarlo lavorare in autonomia, per poi verificare il risultato a posteriori. Una visione che apre la porta a un nuovo paradigma, in cui l’intelligenza artificiale agentica diventa essa stessa forza lavoro (digitale), perfettamente integrata e complementare a quella umana e capace di eseguire task complessi per aumentare l’efficienza.
«La componente straordinaria di questi strumenti – ha aggiunto in proposito la manager di Microsoft – è che possono operare al di sopra dell’infrastruttura, in ambienti siloed in cui le informazioni sono separate e non comunicano tra loro, su dati strutturati e non strutturati. Ma non solo, gli agenti possono aiutarci a modernizzare la scrittura del codice perché tutto ciò che è deterministico può essere gestito con modelli di ragionamento avanzati: dobbiamo solo fornire loro gli strumenti. E questo è l’inizio del cloud dell’Ai».