BRUXELLES – Insieme ad altri cinque paesi membri, l’Italia è tra quelli a cui la Commissione europea non chiede nuove misure di risanamento dei conti, in un atteso rapporto pubblicato oggi, mercoledì 4 giugno. Nel contempo, tuttavia, le annuali raccomandazioni-paese tornano a puntare il dito contro le tradizionali debolezze italiane: l’efficacia della spesa pubblica, l’efficienza nell’uso dei fondi di coesione, e nuove sfide strutturali, in relazione alla competitività dell’economia.
La relazione contiene una analisi dei piani nazionali di bilancio a medio termine, in particolare per il 2026. La Commissione ritiene che degli otto paesi in procedura per deficit eccessivo, sei paesi hanno in programma una traiettoria della spesa pubblica netta in linea con gli impegni presi. Questi paesi sono l’Italia, la Francia, l’Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. In questo contesto, e in base alle nuove regole, la procedura è ritenuta «sospesa». I paesi in difetto sono invece il Belgio e la Romania.
Quanto alle annuali raccomandazioni-paese, l’esecutivo comunitario ha individuato sei campi in cui l’Italia deve fare particolari sforzi nel 2025-2026. La Commissione esorta il governo «ad adottare un sistema fiscale più favorevole alla crescita, contrastando ulteriormente l’evasione fiscale, riducendo il cuneo fiscale sul lavoro (…) nonché aggiornando i valori catastali come parte di una revisione più ampia delle politiche abitative, garantendo al contempo l’equità».
Oltre ad accelerare l’applicazione del Fondo per la Ripresa e la Resilienza, l’esecutivo comunitario chiede all’Italia tra le altre cose di aumentare la spesa in difesa, rafforzare il ruolo delle università nell’innovazione tecnologica, facilitare l’aggregazione delle piccole e medie imprese, migliorare l’efficienza dell’amministrazione pubblica (in particolare a livello locale), accelerare l’elettrificazione del processo produttivo, e promuovere posti di lavoro che siano di maggiore qualità.
L’esecutivo comunitario ha pubblicato anche un rapporto sugli squilibri macroeconomici dei singoli paesi membri. L’Italia continua a essere segnata da uno squilibrio, così come l’Ungheria, la Grecia, l’Italia, i Paesi Bassi, la Slovacchia e la Svezia. Un paese, la Romania, ha uno squilibrio cosiddetto eccessivo. Tre sono i nuovi paesi da ora privi di squilibri economici: l’Estonia, Cipro e la Germania – Bruxelles ha preso atto del calo dell’attivo tedesco delle partite correnti per il terzo anno consecutivo.