Si rompe il clima d’intesa collaborativa che per molti mesi aveva caratterizzato il dialogo tra azienda e sindacati nel Gruppo Benetton e, per la prima volta da più di 30 anni, si è registrato uno sciopero di due ore che, nel primo turno del mattino, ha visto l’adesione di circa 350 lavoratori. Si tratta di addetti dei diversi reparti concentrati da inizio anno nell’impianto di Castrette di Villorba, nel Trevigiano, a pochi chilometri dal quartier generale di Ponzano Veneto, ai quali si aggiungeranno altri dipendenti impegnati nei turni pomeridiano e serale.
Secondo le proiezioni del sindacato, dunque, a fine giornata si potrebbe raggiungere la quota del 70% di adesioni su un totale di circa 700 maestranze. Alla base della protesta, che si è concretizzata stamane con un sit in nel piazzale dello stabilimento, poi spostato all’esterno ai bordi della strada provinciale “Postumia” per incontrare la stampa, vi è un’inaspettata applicazione di contratti di solidarietà del 90% in capo a 80 lavoratori. In sostanza si tratta di dipendenti che si troveranno a lavorare una sola giornata ogni dieci e che sono stati informati della decisione direttamente dall’azienda attraverso una e-mail con effetto praticamente immediato.
I sindacati chiedono di essere consultati
L’assenza di un confronto, più che la pesantezza della misura, è l’elemento che ha provocato l’organizzazione della protesta con la richiesta all’amministratore delegato, Claudio Sforza, di incontrare le rappresentanze sindacali al più presto. Questo sia per conoscere il piano industriale, fino ad oggi ritenuto non dettagliato a sufficienza, sia, soprattutto, per convertire l’ammortizzatore sociale così imposto in una misura che spalmi il sacrificio necessario sull’intero organico.
I segretari generali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, Massimo Messina, Rudy Roffarè e Francesca Mazzoli, hanno spiegato di non ritenersi contrari all’utilizzo in sé del particolare ammortizzatore sociale – peraltro in vigore fino al 31 dicembre in base ad uno schema approvato ad inizio anno – ma di ritenere inaccettabile che il nuovo provvedimento sia intervenuto senza una preventiva consultazione tra le parti.
Senza un criterio di rotazione tra tutti, hanno sottolineato, è poi «una scelta che pare orientata soprattutto a dividere il fronte dei lavoratori». Nei mesi scorsi, anche grazie ad incentivi all’esodo e strumenti di accompagnamento alla pensione, erano già uscite dall’organico circa 400 persone, ma ora, riferiscono ancora i rappresentanti dei lavoratori, pure il meccanismo delle buonuscite per dimissioni volontarie è stato sospeso.








