Il rinnovo del contratto dei bancari delle banche del credito cooperativo sta arrivando al rush finale. In queste ore sono in corso incontri tra Federcasse, la cui delegazione è guidata dal vicepresidente Matteo Spanò, e i sindacati (Fabi che rappresenta quasi il 60% dei lavoratori, First, Fisac, Uilca e Ugl) per arrivare a una sintesi. Per i 36.500 lavoratori l’aumento di 435 euro al livello medio di riferimento, in linea con quanto stabilito da Abi e dai sindacati per i lavoratori del credito ordinario, sembra ormai un assunto. I nodi a cui la trattativa dovrà rispondere in queste ore riguardano la distribuzione delle tranche che avrà un impatto sulla negoziazione degli arretrati.

Considerato che i bancari Abi, con la tranche di 100 euro di settembre, arriveranno ad aver incassato già 350 euro di aumento, nelle Bcc si stanno concretizzando due ipotesi: la prima riguarda i 350 euro subito, in luglio, e 5 mesi di arretrati, la seconda riguarda l’intera somma di 435 euro subito in luglio, ma una certa disponibilità a valutare gli arretrati e il numero dei mesi diversamente.

La riduzione oraria

La piattaforma è stata presentata lo scorso marzo e in queste ore si sta lavorando per arrivare a una sintesi che consenta alle imprese di corrispondere i primi aumenti già nel cedolino di luglio. Oltre al nodo delle tranche ci sono alcune questioni più territoriali che si stanno ricomponendo, mentre altre questioni sono ancora sul tavolo, come la riduzione dell’orario di mezz’ora, in linea con il contratto Abi su cui i sindacati chiedono una risposta che ancora non è arrivata. In Abi alle banche sono stati dati oltre 7 mesi di tempo per disciplinare la modalità della riduzione, nelle Bcc si potrebbe ragionare sul 2025.

La bilateralità

Si sta delineando con sempre maggiore chiarezza anche l’ampia partita degli enti bilaterali. Nel credito cooperativo c’è una contribuzione che vale lo 0,36% della Ral che finisce nel Fondo di sostegno al reddito per i prepensionamenti. Nel periodo tra il 2021 e il 2023 nel credito cooperativo sono stati fatti poco più di 1.500 prepensionamenti e il fondo ha oggi una capienza di 90 milioni di euro. Proprio per questa ragione le parti stanno ragionando sul Fondo per l’occupazione del credito cooperativo (Focc), a sostegno delle assunzioni di giovani che era stato ideato nel 2014 ma che non è mai stato attivato. Il settore ha un’età media più bassa del credito ordinario, ma le parti si stanno comunque ponendo il tema generazionale e come poter favorire anche l’ingresso di giovani. L’ipotesi su cui si sta ragionando è così di sospendere lo 0,36% del Fondo di sostegno al reddito e di trasferirlo al Focc nella misura di due terzi a carico delle imprese e un terzo dei lavoratori. A questa percentuale si aggiunge un ulteriore 0,14% con la stessa distribuzione, arrivando allo 0,50%. L’obiettivo è di utilizzare le risorse per favorire le assunzioni di donne, lavoratori fino a 36 anni di età e lavoratori del Mezzogiorno.

I contratti a termine

Altri capitoli in discussione sono il welfare, la previdenza dei giovani e la flessibilità, con le causali delle proroghe dei contratti a tempo determinato oltre i 12 mesi in primo piano. Il cosiddetto decreto-lavoro dà tempo fino al 31 dicembre di quest’anno per consentire alle parti di intervenire sulla materia. Al momento l’ipotesi è quella di affidare il tema a una dichiarazione congiunta nell’ambito della desertificazione bancaria. Sulle filiali fisiche, le Bcc sono riuscite a mantenere un maggiore presidio territoriale, visto con molto favore dai sindacati, così come nel settore c’è stato un sostanziale mantenimento dei livelli occupazionali. Nella dichiarazione sulle misure e gli strumenti a contrasto della desertificazione le parti stanno ragionando di inserire anche la discussione sulle causali per la proroga dei contratti a termine che nel settore hanno un’incidenza maggiore, soprattutto nei picchi stagionali.

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