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Home » Autobus a chiamata e infermiere di comunità: ecco il piano del governo contro lo spopolamento delle aree interne
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Autobus a chiamata e infermiere di comunità: ecco il piano del governo contro lo spopolamento delle aree interne

Sala NotizieBy Sala Notizie1 Giugno 20254 Mins Read
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Dopo una lunga attesa, per le aree interne del Paese c’è un piano del governo messo nero su bianco. Il documento di 164 pagine più allegati, formalmente approvato ad aprile dalla cabina di regia di Palazzo Chigi ma ora diventato disponibile, delinea una serie di linee guida che le amministrazioni dovranno seguire per impiegare le risorse pubbliche a disposizione, provenienti da varie fonti finanziarie. Gli interventi dovranno concentrarsi su tre grandi settori: trasporti, sanità e scuola.

Il perimetro di azione

Il Pnrr – che è una fonte di finanziamento ulteriore rispetto alla dote nazionale – descrive le aree interne come «centri di piccole dimensioni, individuati quali aree distanti da centri di offerta dei servizi essenziali dell’istruzione, della salute e della mobilità, assai diversificati al loro interno e con forte potenziale di attrazione».

In particolare, il “Piano strategico nazionale delle aree interne” ricorda che alle 72 aree interne già definite nel periodo di programmazione 2014-2020 se ne aggiungono 43 nuove finanziate con risorse nazionali e regionali (più ulteriori 13, individuate direttamente dalle Regioni e finanziate solo da quest’ultime). In totale, considerando le sole risorse nazionali, per la vecchia programmazione erano stati messi a disposizione 281,2 milioni di euro. Per il periodo 2021-2027 siamo invece a 310 milioni di cui 172 milioni per le nuove aree. I Comuni interessati sono classificati come intermedi, periferici e ultraperiferici in base alla distanza dai Poli, ovvero dai centri in grado di offrire simultaneamente servizi scolastici, ospedalieri e ferroviari più avanzati. In tutto, 3.834 Comuni. Con il Mezzogiorno più direttamente interessato, visto che le aree interne rappresentano il 67% del totale dei municipi e il 36% della popolazione.

Le linee guida

In questa porzione d’Italia che vive ai margini di un’offerta adeguata di servizi essenziali di cittadinanza abitano oltre 13,3 milioni di persone, circa un quarto della popolazione residente in Italia. Ed è qui che si concentrano le percentuali più alte di declino demografico, con oltre il 90% dei Comuni meridionali che tra 10 anni avrà un numero di abitanti più basso rispetto ad oggi. Il documento governativo, dopo una consultazione pubblica avviata a luglio del 2024, fornisce le linee guida per implementare interventi mirati per le specificità di ciascun territorio. In pratica una lista di azioni tra cui scegliere per impiegare le risorse. Ripartita in tre grandi capitoli. Per i trasporti si pongono tra le priorità modalità di trasporto pubblico locale più efficienti, ad esempio con servizi a chiamata o autobus più piccoli, il finanziamento della manutenzione delle infrastrutture e l’implementazione di piattaforme per l’infomobilità, la creazione di parcheggi di scambio e le reti ciclabili. Tra le linee guida per la scuola ne spiccano cinque: allineare gli indirizzi scolastici alle esigenze del territorio con percorsi professionalizzanti, educazione all’imprenditorialità e prevenzione dell’abbandono scolastico; potenziare le competenze tecniche tramite percorsi extracurricolari; formazione dei docenti; utilizzo delle tecnologie per ridurre l’isolamento delle scuole; miglioramento delle infrastrutture; mense, palestre, asili nido e sicurezza degli edifici. Infine la sanità, per la quale i possibili interventi includono case delle comunità e ambulatori; ospedali di comunità con strutture fino a 20 posti letto; formazione e contrattualizzazione in fase sperimentale della figura dell’“infermiere di famiglia o comunità” per l’assistenza personalizzata agli anziani; unità di continuità assistenziale (équipe mediche distrettuali per la gestione dei pazienti con complessità); mezzi avanzati di soccorso; servizi di telemedicina.

La governance

Ciascuna area interna – che a conti fatti dispone di 2,3 milioni di euro di Fondo sviluppo e coesione e di 1,7 milioni del Fondo di rotazione per le politiche comunitarie – deve formulare una strategia d’azione attraverso l’ente capofila e con il supporto della Regione o Provincia autonoma di riferimento. Alla Cabina di regia prevista dal decreto Sud del 2023 e presieduta dal Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr spetta approvare le strategie entro 60 giorni dal loro ricevimento, dopodiché si procederà alla stipula degli accordi di programma quadro con le varie amministrazioni coinvolte.

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