L’ambasciata russa in Italia ha pubblicato una durissima nota su Facebook, accusando l’establishment politico e giornalistico italiano di ostacolare la pace e alimentare sentimenti antirussi.
Nel mirino è finita anche la giornalista Rai Stefania Battistini, recentemente insignita del Premio Focherini per la libertà di stampa. Secondo l’ambasciata, Battistini avrebbe preso parte nell’agosto 2024, al fianco di reparti ucraini, a un’incursione nella regione russa di Kursk, descritta come una «operazione criminale» costata la vita a numerosi civili russi. Nei suoi reportage – accusa la nota – mancherebbero riferimenti ai «crimini di guerra ucraini».
Il post rievoca undici anni di presunti silenzi dell’informazione italiana: dal “golpe” ucraino del 2014 alla guerra nel Donbass, fino alla strage di Bucha, definita una «messinscena». Roma, secondo Mosca, continuerebbe a ignorare le «atrocità neonaziste» e a schierarsi con «un regime corrotto» come quello di Zelensky.
La polemica arriva pochi giorni dopo l’attacco su Sumy, dove – secondo Mosca – un raid ha colpito un edificio civile in cui era in corso una riunione tra alti ufficiali ucraini e consiglieri occidentali. L’ambasciata russa, pur esprimendo “rammarico per le vittime civili”, ne attribuisce la responsabilità al «regime di Kiev», accusato di nascondere attività militari in strutture civili, in violazione del diritto umanitario.
Intanto, il fronte resta attivo: secondo la Tass, un attacco ucraino con droni ha colpito Kursk, al confine tra i due Paesi. Secondo il Ministero della Difesa russo, sarebbero stati abbattuti 109 droni, ma uno di questi avrebbe causato la morte di una donna anziana. Almeno nove i feriti. Colpite case private e un deposito di ambulanze. L’esercito russo, dopo aver sfondato le difese delle Forze Armate ucraine nei pressi di Yampolovka nella DPR, è avanzato in diverse zone. Lo ha riferito alla TASS il tenente colonnello della Milizia Popolare della LPR Andrey Marochko.