La celebre etologa Jane Goodall è morta a 91 anni. Ne dà notizia la sua fondazione.
Famosa per la sua lotta contro l’estinzione degli scimpanzé, ha sfruttato la sua fama mondiale per richiamare l’attenzione sulla loro difficile situazione e, più in generale, sui pericoli della distruzione ambientale.
La morte ha colto Jane Goodall durante un tour in California. I suoi studi a Gombe, in Tanzania, a partire dal 1957 hanno rivoluzionato la primatologia e sfidato preconcetti scientifici consolidati.
È stata un’instancabile sostenitrice della conservazione, del benessere degli animali e dell’educazione dei giovani attraverso il suo programma Roots & Shoots.
Con la sua scomparsa, il mondo perde una delle figure più influenti del secondo Novecento in ambito scientifico e ambientale, famosa per la sua lotta contro l’estinzione degli scimpanzé.
Una donna che, armata di binocoli, taccuino e una pazienza fuori dal comune, ha rivoluzionato la nostra comprensione del mondo animale e del nostro stesso posto nella natura.
Era il 1960 quando una giovane donna inglese, senza alcun titolo accademico in zoologia, arrivò nel Parco nazionale di Gombe Stream, in Tanzania.
Jane aveva 26 anni, un sogno d’infanzia coltivato con la lettura di Tarzan e Doctor Dolittle, e l’incoraggiamento incrollabile della madre Vanne, che l’accompagnò nella sua prima spedizione per garantirle il permesso dalle autorità coloniali. Lì, in mezzo alla giungla africana, Goodall iniziò a osservare da vicino una comunità di scimpanzé. Non usava numeri per identificarli, ma nomi: Fifi, David Greybeard, Goliath.
Li trattava come individui, con emozioni, caratteri e storie. Una prassi allora eretica nel mondo accademico, dove l’oggettività si misurava anche con l’impersonalità.
Jane Goodall con la scimpanzé Nana allo zoo di Magdeburgo, Germania, 6 giugno 2004 (Afp)
Con gli anni, il lavoro di Goodall si trasformò da osservazione scientifica a missione civile. La conferenza “Understanding Chimpanzees” del 1986 fu per lei un punto di svolta. Davanti a dati inquietanti su deforestazione e traffico illegale, Jane capì che non poteva più restare spettatrice.
Fondò allora progetti concreti di conservazione: il Jane Goodall Institute (1977), il programma di educazione ambientale Roots & Shoots (1991), il santuario per scimpanzé orfani Tchimpounga in Congo (1992), e l’iniziativa Tacare per la riforestazione in Tanzania. Con una visione pionieristica, Goodall ha sempre posto le comunità locali al centro delle soluzioni ambientali.
Accanto all’attivismo, Jane non ha mai smesso di scrivere e di raccontare. La sua opera autobiografica “In the Shadow of Man” è un classico della letteratura scientifica, tradotta anche in Italia come “L’ombra dell’uomo” (Orme Editori, 2012). Ha pubblicato oltre trenta libri, molti dei quali dedicati ai più giovani.
Nel 2022, Mattel le ha dedicato una Barbie in suo onore – la prima in plastica riciclata – vestita con camicia kaki, shorts, taccuino e binocolo. Un gesto simbolico per ispirare nuove generazioni di bambine a diventare scienziate, esploratrici, attiviste.
Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti, Jane Goodall è stata nominata Dama dell’Impero Britannico nel 2003, Messaggero di Pace delle Nazioni Unite nel 2002, e ha ricevuto la Presidential Medal of Freedom negli Stati Uniti. In Italia è stata insignita del titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica nel 2011.







