Sono stati sviluppati da Acl Energy tre dei quindici progetti di stoccaggio a batteria risultati vincitori alla prima asta Macse (mercato a termine degli stoccaggi) di Terna del 31 settembre scorso: si tratta di Acl Spv 2, 4 e 7. Il primi due erano stati acquisiti da Enel precedentemente alla procedura competitiva (e Acl Spv 2, accettato solo parzialmente, aveva in seguito optato per la rinuncia). L’ultimo invece, a Cerignola (Foggia) con una potenza nominale di circa 100 MW, e con anno di consegna al 2028 come tutti i progetti della prima asta, dopo la fase di sviluppo è in capo a una joint venture tra la stessa Acl Energy, con una quota minoritaria, e Bw Ess, operatore globale dei sistemi di accumulo con sedi a Zurigo, Londra e Madrid (e Stefano Venier, ex ad di Snam e prima di Hera, nel board da metà ottobre).
Le origini
«Acl Energy nasce come società di sviluppo di impianti di accumulo stand alone nel 2022», racconta Lorenzo Avello, co-fondatore e ammininistratore delegato, 28 anni: «Io sono ancora sotto i trent’anni, all’epoca anche alcuni degli altri partner lo erano. Venivamo da esperienze come dipendenti in aziende del mondo energetico infrastrutturale. Avevamo assistito alla nascita degli impianti di accumulo all’estero, dove c’è stato prima il problema di accumulare l’energia dalle fonti rinnovabili non programmabili. C’era già qualcosa in italia. Noi abbiamo deciso di occuparci di sviluppare iniziative di accumulo stand alone, cioè impianti di grossa taglia di supporto alla rete, con un approccio non speculativo ma portando avanti progetti coerenti con una visione di lungo periodo. In questo si colloca anche la joint venture con Bw Ess: vogliamo continuare ad esserci anche dopo la fase di sviluppo, entrando in quella successiva di realizzazione e gestione».
Il metodo di lavoro
Nel modus operandi, il lavoro alle iniziative in prima persona , l’incontro con proprietari delle terre e con gli investitori, il tentativo di presentarsi come unico interlocutore, disintermediando i passaggi: «Acl Energy ha sei dipendenti. Abbiamo una squadra complementare che parla parla la lingua degli agricoltori, dei fondi di investimento, degli operatori industriali», sottolinea Avello che spiega anche come fin dall’inizio l’azienda abbia cercato di focalizzare in modo mirato i propri progetti, sugli snodi della rete, sui territori meno affollati, sulle iniziative di supporto già in essere in Italia, come le aste del capacity market con cui Terna ha cominciato ad approvvigionarsi di capacità di accumulo nel 2022: «Uno dei nostri progetti da 111 MW con Bw Ess a Chignolo Po (Pavia) è risultato vincitore nelle aste del capacity market di febbraio, e a breve entrerà in costruzione. Oggi abbiamo 30 progetti stand alone, a vari livelli di avanzamento. Certo, ci aspettiamo un fisiologico tasso di mortalità. Si tratta tuttavia di una pipeline di 5 GW, tutta in Italia», osserva ancora Avello. Con Bw Ess, Acl ha una pipeline di 14 progetti per un totale di 2,8 GW.
Le prospettive
Nel 2024 l’azienda ha fatturato 6 milioni di euro, «proventi dall’attività di sviluppo, un business dall’ottima marginalità. È nostro interesse spostare tuttavia i ricavi dallo sviluppo verso la fase dell’esercizio dell’infrastruttura, appoggiandoci a un partner, essendo quello degli accumuli un settore industriale ad alta intensità di capex», sottolinea l’ad, che indica anche le prossime tappe: «Seguiremo le aste comunicate da Terna, abbiamo progetti con Bw Ess che vogliamo portare al prossimo capacity market, poi ci aspettiamo la seconda del Macse».
E sulle sfide per il futuro, Avello commenta: «Vediamo una sempre maggiore difficoltà nel trasmettere ai territori l’utilità dei progetti, c’è molta ignoranza che rischia di creare un danno collettivo. Manca la capacità, da parte di noi operatori, di far capire come le varie iniziative possano servire al di là dell’accumulo. In un settore che avrà tante sfide in futuro, sia in termini autorizzativi che di capacità di mettere a terra investimenti in contesto di sempre maggiore competizione».







