Dri d’Italia, la società partecipata interamente da Invitalia, dovrà rifare la gara di appalto per la progettazione e costruzione a Taranto dell’impianto per la produzione del preridotto di ferro che servirà ad alimentare i futuri forni elettrici dell’ex Ilva e quindi ad attuare la decarbonizzazione. Il Consiglio di Stato ha infatti confermato la sentenza del 2024 del Tar di Lecce che ha annullato gli atti con cui Dri ad agosto 2023 ha assegnato l’opera alla società Paul Wurth, specializzata in impiantistica siderurgica.
L’impianto del preridotto ha già una dote di un miliardo a disposizione per essere costruito. Postato inizialmente nel 2019 nel Pnrr dal Governo Draghi, il Governo Meloni nel 2024 l’ha poi trasferito nel dl numero 19 del 2 marzo (misure sul Pnrr) per evitare che la scadenza del 2026 del Piano di ripresa e resilienza facesse saltare i fondi, visto che il progetto non era cantierabile a tempi brevi e che c’era ancora tutta una fase preliminare da chiarire e definire.
Due le offerte presentate per l’impianto a Dri d’Italia: la tecnologia Midrex, commercializzata da Paul Wurth Italia e Midrex Technologies Inc., e quella Energiron, commercializzata da Danieli & Co. Officine Meccaniche spa e Tenova spa, parte del Gruppo Techint. A seguito dell’assegnazione a Paul Wurth, Danieli ha prodotto ricorso. In giudizio, oltre a quest’ultima, c’erano anche la stessa Paul Whurt e Dri d’Italia. In particolare, scrivono i giudici del Consiglio di Stato (quinta sezione), Paul Wurth «ha proposto in primo grado un ricorso incidentale volto a far valere l’interesse strumentale alla riedizione della gara nel caso in cui fosse stata annullata l’aggiudicazione disposta a suo favore». Danieli, invece, puntava a «travolgere l’intera procedura facendo valere il proprio interesse strumentale solo in via subordinata». E in questo caso, osservano i giudici, «l’interesse strumentale tutelabile non è quello di ottenere l’esclusione dell’aggiudicatario ma quello di ottenere che l’amministrazione bandisca una nuova gara, e sia così soddisfatta la futura chance partecipativa del ricorrente».
I giudici: presentata offerta non conforme alle richieste
I giudici affermano che «Paul Wurth ha sicuramente presentato un’offerta non conforme alle richieste della stazione appaltante perché non prevedeva la parte riguardante la realizzazione dell’impianto». E, aggiungono, «la procedura in questione – indetta per la fornitura dell’appalto “chiavi in mano”, con realizzazione di un’opera progettata e costruita dall’appaltatore, è stata, in realtà, aggiudicata ad un’offerta riguardante la sola progettazione e fornitura dell’opera». Secondo il Consiglio di Stato, “accertare la violazione delle regole di gara, non significa sostituirsi alle valutazioni riservate dalla stazione appaltante, né, peraltro, occorrono significative competenze tecniche per rilevare la differenza tra un’offerta che prevede la costruzione dell’impianto di preridotto e un’offerta che non la prevede affatto». E quindi, si evidenzia, «l’offerta presentata da Paul Wurth afferisce alla categoria dei contratti di sola progettazione e fornitura», mentre la gara, si ribadisce, era stata indetta anche per costruire l’impianto.
Circa l’istanza di risarcimento avanzata da Danieli, il Consiglio di Stato dice che «la domanda risarcitoria va respinta poiché non sussiste alcun danno da mancata aggiudicazione». Inoltre, «non è stata fornita la minima prova prova del danno subito, neppure secondo un calcolo di probabilità o per presunzioni». E ancora, «alcun subentro nel contratto può essere richiesto da Danieli dato che il contratto non è stato stipulato da Dri e Paul Wurth Italia spa».